L'ultima cosa insegnatami da Benedetto XVI: la coscienza della responsabilità

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A scanso di equivoci, voglio subito premettere che queste sono mie personali riflessioni, se vogliamo letture degli accadimenti: la verità è nota solo al cuore del Papa e a Dio.

“Nel mondo di oggi, soggetto a rapidi mutamenti e agitato da questioni di grande rilevanza per la vita della fede, per governare la barca di san Pietro e annunciare il Vangelo, è necessario anche il vigore sia del corpo, sia dell’animo”. Queste profonde riflessioni (che, come spiegherò fra poco, risalgono a tempi non sospetti) hanno unicamente mosso il gesto odierno di Papa Benedetto XVI.

La società moderna non è quella medioevale; più complessa per certi versi, più semplice per altri.
L'allora lotta per il potere temporale rendeva cristianamente più complessa l'abdicazione papale, visto che già senza di essa non era inusuale assistere a lotte intestine che spesso generarono l'elezione e l'affidamento della carica di successore alla Cattedra di Pietro a vantaggio di più di una persona contemporaneamente, con la nomina di Papi ed anti-Papi vari.
Oggi, la consapevolezza dell'unico riconoscimento del successore di Pietro (passato anche attraverso la purificazione post-conciliare con lo scisma lefebvriano) permettono a Papa Benedetto XVI di non soffrire di “dubbi scismatici”.

È innegabile, per converso, che la complessità della società odierna si pone in tutta la sua completezza nell'ambito etico e valoriale legato alle proprie convinzioni morali. È innegabile che, negli ultimi anni, l'individualismo sociale (che porta con sé l'arrivismo del potere) ed il relativismo etico (che induce un'estensione degli spazi propri di libertà anche a detrimento di quelli altrui, contrariamente persino all'illuministica visione della libertà come entità che termina dove inizia quella altrui) siano esplosi in forme estreme, violente ed aberranti, coinvolgendo anche ministri della Chiesa cattolica. Di fronte a ciò, Benedetto XVI non è rimasto certo a guardare: negli anni del suo pontificato, ferme sono state le sue posizioni su famiglia, tutela della persona e della vita in tutte le sue forme, contro la pedofilia, contro gli scandali che hanno coinvolto la banca vaticana (la cui riforma, peraltro, è a lui dovuta). Per non parlare della tutela del Creato e del grande senso riconsegnato alla parola fede, a cui Papa Benedetto XVI ha addirittura dedicato il corrente anno liturgico quale percorso riformatore della vita dei credenti.

Ma perchè non seguire le orme del suo predecessore?

Giovanni Paolo II continuò fino alla morte il suo pontificato, che lui intese in un'accezione mistica: rifiutò di dimettersi per non "scendere dalla croce di Cristo". Con quel gesto, diede dignità anche alla sofferenza.

Essendo questo atto già compiuto, non ha senso ripeterlo: la Chiesa cattolica, nella sua massima espressione pontificale, ha già ridato dignità alla sofferenza, al dolore, persino alla morte di fronte ad una società legata al mito dell'eterna giovinezza. La dignità, una volta acquisita, nessuno può toglierla. Ripetere quel gesto avrebbe significato svuotarne il significato e le implicazioni.

Ecco che, quindi, Benedetto XVI non vuole correre questo rischio.

D'altra parte, già all'epoca dei dubbi sorti a Papa Wojtyla, l'allora card. Joseph Ratzinger aveva preso una ben determinata posizione, che ha continuato a professare in diverse sedi da circa un anno (non ultimo il libro intervista “Luce del mondo”) e a cui oggi, nella serenità spirituale, in profonda comunione con Dio nello Spirito Santo, in qualità di Papa ha voluto dare compimento.

Nessuna teoria complottista, quindi, a cui alcuni organi di stampa fanno riferimento riesumando presunte indiscrezioni del card. Paolo Romeo, Arcivescovo di Palermo, o le parole del vescovo emerito di Ivrea, mons. Luigi Bettazzi. Le assunzioni di fondo di Benedetto XVI, come scritto prima, sono ancora più antiche, risalendo addirittura al papato precedente: è quindi assolutamente evidente come, allorchè le condizioni di fondo si sarebbero poste, il Papa si sarebbe comportato conseguentemente alle sue precise e puntuali convinzioni maturate nell'ascolto di Dio e nella preghiera.

Non vi nego che, da credente “di ritorno” (nel senso che, da agnostico scientista che ero, ho avuto la grazia di conoscere la profondità di Cristo attraverso la Comunità Maria del Rinnovamento Carismatico Cattolico), ho accolto la notizia di questo annuncio solenne con un profondo senso di smarrimento.

È innegabile che questo non sia un atto usuale, ma a questo punto non si esclude che possa diventarlo. Già, perchè c'è anche da riflettere che questo gesto di Benedetto XVI pone un forte senso di attualizzazione delle funzioni apostoliche e papali, in continuità con i suoi predecessori, quasi portando a compimento la riforma conciliare avviata da Giovanni XXIII, continuata da Paolo VI (sul ritiro a 75 anni dei vescovi diocesani e sul mancato ingresso dei cardinali ultra ottantenni in Conclave) e, per altri versi, rilanciata dall'enciclica di Giovanni Paolo II "Ut unum sint” con la disponibilità a rivedere, in una prospettiva ecumenica, le forme storiche dell'esercizio pontificale.

Oggi, Benedetto XVI può aver voluto che tutto ciò si incarnasse addirittura nel ministero petrino.

In ultimo una chiosa: il gesto di Benedetto XVI, drammatico se volete nel senso etimologico del termine, impone ad ogni persona una presa di coscienza delle proprie responsabilità di buon genitore, buon studente o lavoratore, buon cittadino, buon... aggiungete voi cos'altro al posto dei puntini, ne avrete il senso compiuto della chiamata personale.


P.S. In realtà, la mia primissima reazione è testimoniata da tweet sottostanti.

Poi, e solo in un secondo momento, sono venute fuori le riflessioni che avete letto.