Quando la realtà impone una sola parola: basta!

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La giornata di ieri, 5 Aprile 2013, è stata funestata da lutto e tragedia.
Per l'ennesima volta, un suicidio è avvenuto a causa della crisi e dei problemi economici e sociali derivanti. Stavolta è toccato alle Marche tinger di nero la propria terra: addirittura 3 nostri connazionali non hanno sopportato il peso, lasciati soli da tutti, dimenticati da coloro che invece, candidandosi ad una qualche tornata elettorale, avevano promesso di prendersi cura anche di loro. Sono solo gli ultimi di una tristissima e purtroppo lunga lista che spero possa aver immediatamente fine.

In serata, corre su Twitter prima e sulle reti televisive poi un'altra tremenda notizia: 4 giornalisti italiani rapiti nello scenario di guerra siriano, precisamente nelle regioni del Nord (a proposito, ma non dovrebbero essere territori in mano a quei ribelli che l'Italia sostiene, riconosce ed aiuta, in molti modi?). Altra difficile situazione sul piano internazionale che coinvolge direttamente l'Italia, dopo il caso dei nostri marò accusati e detenuti in India, che la ragion di Stato ha prima sacrificato sull'altare di Finmeccanica per poi, una volta rilevata la corruzione nell'affaire relativo a forniture militari, cedere il passo all'ignobile ridicolaggine cui tutti abbiamo assistito.

Eppure, nonostante tutto ciò, assisto inebetito a talk show televisivi a matrice politica in cui vengono ancora usati termini tipo “partita politica” o “discesa in campo” et similia che ben si attagliano a partite di calcetto o sfide di risiko, in cui gli invitati si sperticano a difendere le proprie posizioni faziose (di qualunque parte essi siano, anche all'apparenza più preoccupati della comune condizione), in cui riecheggiano gli odierni incitamenti ad impugnare “i bastoni” (segno della crisi, provenendo dai fucili di bossiana memoria, e scusate la battuta).

A questo punto, solo una parola mi viene in mente: basta!!!

Basta col teatrino della politica: gli eletti “di ogni ordine e grado”, tutti e dico tutti, si rivestano della dignità di rappresentanti della comunità intera, e non solo della parte che li ha eletti o del capopopolo che li ha scelti. A tutti chiedo: ma proprio non vi solletica la voglia di far sì che i libri di storia parlino positivamente di voi? Se non per ciò, per cosa vi dovranno ricordare i vostri figli e nipoti?

Ai giornalisti e agli operatori della comunicazione (in tal caso non tutti, in verità, con lodevoli eccezioni): riacquistate la sobrietà di intervento e non lo scoop a tutti i costi, a volte persino vacuo; i media abbiano a cuore l'informazione equa e non faziosa (senza belletti e piegature della realtà in base alle “voglie” del padrone) e la ricerca della crescita culturale e sociale, che non significa barbosità di palinsesti (si può far con leggerezza anche bella televisione o radio).

I cittadini, in generale, si riapproprino del gusto di far bene ciò che fanno, a prescindere da cosa fanno o dal perchè lo fanno, spinti da una sola, unica molla: lasciar sempre più di quello che c'era.

Dopo questa paternale, vomitevolmente consumato dai vergognosi e schifosi pateracchi rilanciati dai mezzi di informazione, vi auguro: ad maiora!