Lampedusa, una tragedia sempre più frequente

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Serve micro-credito a donne e lavoro nei Paesi di provenienza.

 

Come esponente del Partito democratico, non ancora leader di nulla perchè NON appartenente ad alcuna corrente PD, non mi limito al rammarico ed alla costernazione della prima ora di quanto avvenuto, ormai due settimane, in un barcone di migranti andato a fuoco, poco fuori costa da Lampedusa, con ancora un numero imprecisato di donne e bambini, in prevalenza tra le vittime. Questa è la prima domanda che ci dobbiamo porre: perché donne e bambini? Perché in quei Paesi, devastati dalle guerre civili e da mancate primavere arabe, rimaste monche a causa anche della nostra mancanza di costanza nel seguire ed accompagnare quelle politiche mediterranee comuni e della nostra mancanza di costanza nel costringere l’Europa ad una politica comune, le donne ed i bambini sono le vittime peggiori. La loro fuga lungo frontiere mediterranee marine, è la nostra fuga dalla realtà mediterranea.

Piangere e basta NON serve e non serve fare comunicati solo nelle prime ore.

La fuga delle donne e dei bambini da paesi assediati da truppe mercenarie pagate non si sa da chi – soprattutto pervenute recentemente in Siria – è una vergogna dell’occidente oltre che dell’oriente.

Tutto questo non si risolve con una formula semplice - lo Ius Soli - che a questo punto è tutto da rivedere in funzione della crescita dei motivi reali di fuga. Essi sono legati alla crisi energetico-climatica-etico-religiosa-sociale in altri termini “strutturale” del Pianeta. Tutto questo si risolve con delle politiche europee che devono avere due filoni portanti di attività: il primo, il micro-credito alle donne per abbassarne una maternità coatta e non consapevole ed aumentarne le possibilità di autonomia casalinga e gestionale – le donne non abbandonano la famiglia – e secondo la creazione di “smart regions” e non di semplici “smart grids”, tanto di moda ora al di qua del Mediterraneo.

Smart Regions servono quindi, in cui gli aggregati di villaggi siano dotati almeno di: acqua potabile, energia autonoma a prevalenza di rinnovabili, compresa la geotermia, turismo sostenibile a base di artigianato locale, benessere culturale locale e rivitalizzazione delle tradizioni. Servono investimenti di noi occidentali su micro-industria locale e non solo la devastazione delle miniere e pozzi, le prime comprate ormai dai cinesi ed i secondi, ormai quasi depleti, che necessiterebbero di nuove tecnologie abbinate – quelle che insegnamo noi presso le nostre facoltà di ingegneria e nei nostri enti di ricerca.

Parliamo di CO2-Enhanced Oil Recovery (recupero secondario di petrolio tramite la CO2) quindi utilizzando la stessa anidride carbonica proveniente da centrali elettriche ad idrocarburi e tecniche raffinate di estrazione di shale gas, senza necessariamente utilizzare fluido acqua, tanto raro e caro in quelle terre di fuga. Migliaia di operai e di operaie siriane, africane, maghrebine stipendiate da aziende anche italiane, per riportare in patria i fondi necessari a creare:

  1. centri di accoglienza migliori – costruiti dagli stessi immigrati – con tecniche costruttive non devastanti le isole di accoglienza ma dotate della necessaria estetica in linea con il resto dell’isola, con tanto di scuole di apprendistato di mestiere per giovani immigrati almeno per un anno di rifugio politico e per una numero di almeno 5000 persone anno, non solo a Lampedusa
  2. un pattugliamento sia lungo le coste che nei siti di partenza coordinate da gruppi misti europei-africani ed altri Paesi mediterranei, di partenza.

Forse noi scienziati – leader silenti di un partito come il Partito Democratico, assolutamente messi al margine dai politici “di struttura” - possiamo solo sperare nell’aiuto di Papa Francesco: strutture scientifiche e vaticane “vere” (non vecchia accezione “ecclesiale”).

E sempre grazie ai cittadini di Lampedusa, come per primo ha fatto Luigi Zanda in quelle ore.