Smantellamento delle armi siriane a Gioia Tauro: nuovo caso NIMBY?

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Da giorni ormai monta la polemica sullo smantellamento delle armi chimiche di provenienza siriana presso il porto di Gioia Tauro. Non ritorno sulla polemica, chiunque vogllia può approfondire le dichiarazioni e le rimostranze delle parti.

Voglio, però, intervenire sotto due aspetti: tecnico e politico.

Dal punto di vista tecnico l'evento è riassumibile in quanto segue. Due navi attraccano, l'una accanto all'altra, in una zona ben definita del porto di Gioia Tauro, e i contenitori in cui sono custodite le armi chimiche vengono passate dalla nave danese di trasporto ad un'altra statunitense con a bordo le strutture per lo smantellamento immediato tramite idrolisi, che avverrà nelle acque internazionali. Con tutti gli occhi del mondo puntati addosso, si può star certi che tutte le tonnellate di armi passeranno dalla nave danese a quella statunitense (casomai il problema collaterale potrebbe derivare proprio dal fatto che tutti gli occhi saranno puntati lì, e nessun altro altrove...).

Per quanto attiene i problemi tecnici, essi possono sussistere o nei contenitori malamente stoccati all'origine ovvero deteriorati (ma sarebbe davvero una situazione remota che gli esperti dei gruppi di Protezione Civile e Vigili del Fuoco saprebbero come affrontare con estremo successo), oppure in problemi nello smantellamento per idrolisi, ma qui siamo ai limiti della fantascienza, viste le moderne tecnologie disponibili.

Non me la sentirei, peró, di parlare di ennesimo caso di sindrome NIMBY...

Infatti, se, come visto prima, dal punto di vista tecnico c'è poco da opinare...
Se dal punto di vista della sicurezza è altamente verosimile che tutto sarà pianificato al meglio, vista l'azione internazionale e gli occhi del mondo puntati addosso...
Se gli accordi internazionali sono fatti e, mi dispiace dirlo, ma è complicato tornare indietro...
Ció che a ragion veduta fa incazzare i sindaci del comprensorio e, perchè no, anche la popolazione, sta nelle modalitá di gestione politica della faccenda: vengo al punto.

Postulato l'accordo internazionale e l'aver individuato Gioia Tauro come porto utile, mi è inimmaginabile che il governatore Giuseppe Scopelliti non sia stato sentito anticipatamente, se non nella sua veste di uomo di punta del partito del Nuovo Centro Destra nonchè garante di una nutrita pattuglia di parlamentari (e di voti) calabresi per il partito di Alfano, quantomeno nel suo ruolo istituzionale di Governatore della Regione Calabria. Allora, a quel punto, perchè non gestire meglio la situazione col Governo nazionale, in modo da riportare sul tavolo della discussione degli adeguati piani di sviluppo a lungo termine dell'area, atti a far diventare il porto di Gioia Tauro un hub internazionale del Mediterraneo, con uno sviluppo dell'interporto e della logistica, del transhipment, del retroporto e di possibili realtà aziendali connesse con le attività portuali?

Forse è quest'assenza di lungimiranza ed intelligenza politica che ha creato il vero fastidio nelle amministrazioni locali, lontane dai palazzi romani o catanzaresi ma assai vicine ai drammi esistenziali di un territorio ad alta densitá di disoccupazione e criminalitá?

Poichè il vero strumento che al popolo è dato dalla democrazia è il voto, spero il dubbio non attanagli solo me, nel segreto della prossima urna elettorale...