L'anti-discorso di Capodanno

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Prima che, stasera, il Presidente Napolitano legga a reti unificate il suo discorso, permettetemi di scrivere, su questo umilissimo blog, alcune mie riflessioni.

In macchina, mentre mi recavo al lavoro, ascoltavo ieri una trasmissione a RadioDue, "Il ruggito del coniglio".
Si chiedeva ai radioascoltatori di "sostituirsi" al Presidente e fare qualche riflessione (e qualche invito) agli italiani tutti.

Di tutte, mi hanno colpito due riflessioni, che si sono ripetute a iosa: ai politici, di mettersi d'accordo per il bene del Paese; agli italiani, di essere finalmente un popolo e non un agglomerato di schegge impazzite.
Mi sono messo, sinceramente, a ridere.

Chiediamo ai governanti di sedersi ad un tavolo, di mettersi d'accordo, poi ci lamentiamo quando lo fanno. Ora, quando persone diverse, con orientamenti differenti e differenti priorità, a volte inconciliabili, si siedono ad un tavolo per "mettersi d'accordo", su cosa mai potranno basare questo accordo, se non su una esigenza primaria dell'uomo, ovvero, detta in dialetto calabrese, "a panza"?
Ovviamente, si siederanno e troveranno un unico accordo, quello spartitorio, e a far questo, ebbene sì, li abbiamo invitati proprio noi! Non ci lamentiamo, quindi... Non ci lamentiamo se la maggioranza non governa o l'opposizione non pungola e non incalza: abbiamo chiesto noi di sedersi attorno ad un tavolo per "mettersi d'accordo"!... Non ci lamentiamo se le logiche spartitorie dominano: abbiamo chiesto noi di sacrificare la dialettica costruttiva sull'altare del pensiero comune!

Perchè, in realtà, aveva ragione Guicciardini: "o Franza o Spagna, purchè se magna".

Da qui, rido sulla seconda riflessione: chiedere agli italiani di essere un popolo. Ma quando mai!!! Per cortesia, è vigilia di Capodanno, stiamo pensando al cotechino, agli spaghetti col sugo del pesce stocco a ghiotta, siamo seri! Italiani, un popolo!

Anzi no, forse mi sto sbagliando: se guardo bene la storia, è accaduto che gli italiani siano stati capaci di essere un popolo. Lo sono quando c'è da non scegliere, quando c'è da ricercare l'uomo forte che si accolli l'onere di scegliere conto terzi. Adesso mi spiego molte cose. Prima fu il turno di Mussolini o del Re, poi individuammo l'uomo forte in Andreotti, poi in Berlusconi, oggi in Renzi (o Grillo).
E sento già i molti sospiri di chi, leggendo, pensa: ah, quando c'era lui! E sento già, parimenti, gli strali che lanciate sull'uno o l'altro.
Anche se... quando c'era lui si dormiva con le porte aperte (certo, con quella povertà, che volevi rubare, la polvere?)... oppure grazie a lui ed ai suoi amici (ma miei nemici) DC, anch'io comunista oggi lavoro (Poste? Ferrovie? etc)... ho una pensione...
Dopo esserci fatti piacere anche gli ultimi tre, perchè anche in loro abbiamo visto chi ci poteva sollevare dal grave onere di scegliere ed essere padroni del proprio futuro, oggi, non contenti di questi, ci rifugiamo nell'astensione, che ovviamente è il non plus ultra della non-scelta.

Perchè, diciamoci la verità, gli italiani e le italiane si sono rifatti, strafatti, ma ancora non sono riusciti a coronare il sogno di Massimo D'Azeglio: quello semplicemente di "farsi". Che, poi, anche il D'Azeglio sbagliava nel parlare in terza persona plurale, invece di usare la seconda: gli italiani si devono "fare" da soli (e scrivo fare, non strafare), invece di aspettare che arrivi Godot a "farli". Perchè, finora, tutti coloro che assurdamente abbiamo ribattezzato come "uomini della provvidenza" (scritto volutamente con lettera minuscola, per non scomodare e svilire le cose importanti), al limite, gli italiani, se li sono fatti...

Beh, come discorso di Capodanno, devo dire, non è proprio il massimo... forse fa proprio cagare (come dicono al Nord), ma come pensieri sparsi, beh... prendeteli come tali. Adesso pensate al Capodanno, al cenone, tanto "Franza o Spagna..."
Se volete, ricordatevi anche di un Te Deum al solo degno di essere ringraziato.

A voi, cari quattro lettori, che avete avuto l'ardire di arrivare sino alla fine di questi miei pensieri, se vi hanno fatto riflettere o se non lo hanno fatto (non è che io sia così tanto egocentrico, in fondo in fondo), auguro un 2015 prospero e pacifico.

A presto!