Requisitoria possibile di un dirigente pubblico whistleblower soggetto a ingiustizie

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Ormai non ci dividiamo più in “destra” e “sinistra”, ma in onesti e disonesti, anche intellettualmente. Solo un Governo degli onesti, competenti e giusti potrà salvare il Paese. I whistleblowsers sono la categoria più forte e coraggiosa del Paese allora.

Solo alcuni punti chiari:

  • Da: “LA DOMANDA DI GIUSTIZIA” Eds. Einaudi, dialogo tra Mons. Carlo Maria Martini e Gustavo Zagrebelsky, in copertina si legge: “L’idea di GIUSTIZIA nasce dall’esperienza di una INGIUSTIZIA subita da noi o da chi ci è caro! Per un discorso comune si può partire da qui, non dalle speculazioni astratte ce invece che unire hanno sempre diviso”.
  • Su 3 cose si regge il mondo: la GIUSTIZIA, la VERITA’, la PACE (Mishnal, Avot 1.18) ma le tre cose sono in realtà una sola: la GIUSTIZIA. Infatti appoggiandosi la GIUSTIZIA sulla VERITA’, segue la PACE.
  • La depressione, lo sconvolgimento mentale ed il suicidio sono le concretissime conseguenze che attendono gli spiriti sensibili di fronte all’impotenza e di fronte al sentimento di GIUSTIZIA irrimediabilmente spezzato. La “speranza di GIUSTIZIA” è una “condizione di esistenza” e questa condizione viene meno non solo laddove esiste oppressione ma anche per rassegnazione, atrofia, stordimento, nichilismo morale… “GIUSTIZIA e LIBERTA’”, come esigenze esistenziali mostrano così di implicarsi, di non poter fare a meno l’una dell’altra. Non c’è GIUSTIZIA senza LIBERTA’ di perseguirla. Non c’è LIBERTA’ senza una GIUSTIZIA che meriti di essere perseguita.
  • Platone afferma che è impossibile definire la GIUSTIZIA in astratto: lo può fare in concreto solo il GIUSTO, perché egli ha una natura conforme alla GIUSTIZIA.
  • La GIUSTIZIA viene prima della POLITICA… la POLITICA è funzione della GIUSTIZIA e non la GIUSTIZIA della POLITICA…. o, se così si può dire, l’INGIUSTIZIA non può essere il mezzo di nessuna POLITICA, per quanto alto e nobile sia l’ideale che questa propone.
  • Gli spiriti euclidei, quelli del 2+2 per usare ancora formule Dostoevskijane, non saranno soddisfatti della GIUSTIZIA, riferibile a quella dell’ESPERIENZA dell’INGUSTIZIA. Vorranno trovare una definizione – di GIUSTIZIA – che faccia riferimento a regole esterne e obiettive, idonee a “calcolare” le condotte, riconducendone alcune nel campo del GIUSTO e altre nel campo dell’INGIUSTO, del BENE e del MALE.
  • La voce della GIUSTIZIA chiama invece sì all’osservanza della LEGGE, ma sempre in nome di ciò che supera la LEGGE e di cui essa è espressione. Sopra la LEGGE posta, c’è qualcosa di presupposto ed è là che dobbiamo cercar(n)e la GIUSTIZIA… è la fonte della sua COERENZA.
  • Nella realtà dell’amministrazione della GIUSTIZIA, anche là dove è stabilito che il GIUDICE è soggetto solo alla LEGGE, la riconduzione integrale della GIUSTIZIA alla LEGGE è smentita dalla più irrefutabile delle prove: LA PROVA DEI FATTI.
  • Si distingue la GIUSTIZIA, in senso distributivo. La GIUSTIZIA distributiva mira a promuovere un’equa distribuzione delle risorse comuni, cioè una SOCIETA’ GIUSTA, dal punto di vista materiale, nella quale non vi sia posto per l’INVIDIA o IL RISENTIMENTO PER L’ALTRUI FORTUNA. E’ solo una formula in cui non è definito che cosa sia il contenuto di questa forma di GIUSTIZIA, che deve quindi essere stabilito. Non si dice quali siano le risorse da distribuire – non necessariamente solo materiali – né quale debba essere il criterio di distribuzione. Si può ritenere che esso debba dipendere dal MERITO, cioè, per esempio, dal contributo che ciascuno ha dato alla produzione del bene da distribuire (Aristotele, Etica Nicomachea, 5.4.1131b).
  • Secondo la GIUSTIZIA retributiva, il MALE richiama il MALE, il BENE richiama il BENE; il delitto merita pena equivalente, la buona azione il premio corrispondente… La GIUSTIZIA come VENDETTA o come RICONOSCENZA. La funzione della GIUSTIZIA è distribuire sanzioni e ricompense… la GIUSTIZIA non impone nulla, fino a che non si è colpiti da qualcosa. Non ha a che vedere con la costruzione di una SOCIETA’ GIUSTA, ma solo con il ripianamento di uno SQUILIBRIO PARTICOLARE determinatosi tra due soggetti.
  • GIUSTO tra noi è chi cerca la GIUSTIZIA.
  • Gli spiriti euclidei non saranno soddisfatti: la loro aspirazione ad un TEOREMA DELLA GIUSTIZIA resta senza risposta. Ma solo il fatto di avere fame e sete di GIUSTIZIA, riconoscendo agli altri – in primo luogo i deboli, i perseguitati, gli esclusi che tendono al cielo le mani vuote – la legittimità della PRETESA DI GIUSTIZIA, significa condividere UMANITA’ e DIGNITA’, dunque ugualianza di diritti e di doveri. Significa bandire violenze, umiliazioni, sopraffazioni tra gli uomini, sostituendo l’ascolto. Questo atteggiamento pratico è l’esperienza della GIUSTIZIA.
  • L’opinione della maggioranza e perfino della totalità non può trasformare in GIUSTO l’INGIUSTO, come non può trasformare in VERO in FALSO.