Pillole di pensiero...

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Il decadimento del linguaggio: la povertà, la volgarità dello stesso. Il suo divenir cruento non indica libero pensiero, ma libera ignoranza!

È una pillola di pensiero quella che mi pervade e mi suggerisce che i prodromi della decadenza che stiamo vivendo ci dovrebbero far riflette su un punto fondamentale, a mio modesto intendere: IL LINGUAGGIO.

La parola che perde importanza, quel dirsi semplici e diretti (perché così si comprende) che si è vieppiù confuso con un esprimersi da trivio, violento e volgare.
Il miglior termometro che dovrebbe indicarci quanto siamo divenuti non più gente di intelletto, ma di viscere (o di pancia, fate voi, ma sempre interiora sono) è il linguaggio. Quanto la mente sembra si sia assopita davanti allo strapotere delle viscere (o pancia) e come la bocca partorisca delle encomiabili vacuità a cui i più si associano con applausi scroscianti.
Il turpiloquio ci pervade, ci rende diretti (o li rende diretti), allora, niente più sottili pensieri né ardue riflessioni, ma amabili “vaffanculo” da blandire, conditi da diti medi alzati e altre amenità che accompagnano non i tifosi più estremi di una curva da stadio, ma coloro che dovrebbero e vorrebbero guidare o comunque indirizzare un Paese. E giù una platea che scroscia applausi, perché la platea è affamata e come ad ogni guerra, in un momento di avanspettacolo, non vuole il fine dicitore, ma la gamba scosciata della mossa.

Ogni guerra ha avuto il suo avanspettacolo che ha aiutato la gente a sperare e tornare a sorridere, mentre chi di dovere lavorava per ridare un futuro al Paese e una quadra alle istituzioni, perché fossero un baluardo di civiltà in difesa dai barbari.

Il punto è che all'oggi l’avanspettacolo vuol far la rivoluzione, il cabarettista ha deciso (con pubblico appaluso/consenso) di occuparsi di cose più grandi di lui e lo fa per come sa, come se fosse al teatro.

A pensarci bene è come se le ballerine dell’avanspettacolo nell'ultimo dopo guerra avessero chiesto, alla luce del loro successo, di metter mano alla stesura della Costituzione, roba che anche la pancia più vuota, non la mente né l’intellighenzia, di allora avrebbe accolto con una sonora pernacchia (provate comunque ad immaginare gli sguardi attoniti di De Gasperi, La Pira, Calamandrei, Pertini, Parri … ad una simile richiesta! ).

Oggi non è così, forse perché alla fine una vera guerra non c’è stata e diciamocelo chiaro una vera pancia vuota non c’è, oggi si vorrebbe dare ascolto a chiunque alzi un po’ la voce e sbraiti. Basta uno sberleffo, una battuta da trivio due o tre ovvietà per essere, o sentirsi, alla testa del cambiamento.

Beh, se così fosse o sarà, allora ridatemi Totò (de Curtis) da scegliere … almeno lui era un principe!
So di essere un po’ contro corrente, ma poco importa son abituato a navigarci … contro la corrente.