La terribile omologazione del pensiero

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Questo spunto di riflessione viene fuori da un evento politico che ha contrassegnato l'ultima Direzione del Partito Democratico: il voto a larghissima maggioranza per l'adesione al PSE (a proposito, ma quante ne combinano in queste direzioni?!? Sono peggio di Giamburrasca...).

Il PSE, per intenderci, è il Partito Socialista Europeo. La decisione è stata giustificata indicando che, alla fin fine, bisognerà pur aderire ad un polo politico di respiro europeo, e, poichè fondamentalmente a scontrarsi sono il PPE (Partito Popolare Europeo, di centrodestra, diremmo in Italia) ed il PSE per l'appunto (di centrosinistra, sempre per seguire la "tassonomia" politica di basso livello tutta italiana), quale migliore collocazione?!?

Ci sarebbe anzitutto da obiettare che il Partito Democratico in Italia nacque dall'incontro delle esperienze politiche dei riformisti cattolici, dei liberal-progressisti e dei social-comunisti non massimalisti (che giri di parole di politichese per inquadrare, in realtà, una "cosa" mai davvero decollata). Ma non voglio fare polemica politica, mi interessa maggiormente scendere nel dettaglio valoriale degli eventi.

Quello che mi preoccupa, in tutte queste premesse, non è solo il fatto che siano state svilite e mortificate delle esperienze politiche (il che ha comunque un'importanza), ma anche e forse soprattutto l'humus, il terreno di fondo che ha generato soprattutto il ragionamento pilatesco, quell'alla fin fine in qualche "casa politica" europea dovremmo pur iscriverci... Quindi, se per Enrico IV "Parigi val bene una messa", per la Direzione nazionale del PD, e soprattutto per i cattolici che in quella direzione hanno votato per l'adesione al PSE, "Bruxelles val bene una casa del popolo".

Come se, quindi, il PSE fosse la casa comune dei progressisti europei, e non dei socialisti europei. C'è differenza, eccome se ce n'è. Se non ci fosse, varrebbe la tautologia che tutti i progressisti sono socialisti e viceversa: così non è.

Non posso tacere: quel voto e soprattutto quella giustificazione post-voto hanno un unico fondamento, lo svuotamento culturale dei valori socialisti da una parte e cristiani dall'altra.
Anzi, ben più che lo svuotamento: la totale omologazione culturale. Così vien fuori che socialismo e cristianesimo sono la stessa cosa, se il cristiano è, politicamente parlando, più progressista e meno conservatore. Alla stregua, vien fuori che fascismo e cristianesimo sono la stessa cosa, se il cristiano è, politicamente parlando, più conservatore e meno progressista.

Tutto ciò mi fa tremare, per svariati motivi.

Volendo fare un po' di filosofia "da Bignami", il socialismo esalta il concetto di popolo, il fascismo il concetto di Stato, il cristianesimo il concetto di persona.
Volendo scendere nel piano sociale, significa svuotare il cristianesimo di princìpi, per l'appunto, sociali, come se non esistesse una dottrina sociale autonoma e fondata sull'insegnamento di Cristo. Per quanto riguarda, ad esempio, il cattolicesimo, vi è la dottrina sociale della Chiesa, fonte di ispirazione anche per altre confessioni cristiane: forse molti politici cattolici dovrebbero tornare (se mai vi si fossero approcciati) a leggerla.

Ma il motivo di maggiore preoccupazione, per me, sta per l'appunto in quella omologazione culturale del "tutto va bene", tutto si può adattare alle proprie esigenze, contingenze, bisogni e desideri. L'omologazione culturale per cui si è tutti uguali... alla fin fine la si pensa tutti allo stesso modo e se così non è, poco ci manca, ci possiamo venire incontro, basta "adattare", per l'appunto, i valori alle esigenze. Come se Gesù il Nazareno, Karl Marx o Friedrich Nietzsche (o Benito Mussolini, mettiamocelo pure) fossero ad un tratto diventati compagni di un unico viaggio: così non è, non può essere e mai sarà. Sia chiaro e netto: Cristo non è adattabile alle proprie convenzioni, alle poltrone occupate o da occupare, alle contingenze di potere politico, alla ragion di Stato o di partito, e nemmeno alle ingenue (?) intenzioni/convinzioni...

Cristo non è una filosofia, adattabile nel tempo in base all'evoluzione dei tempi, nè un'esperienza metafisica.

Mi si può obiettare che Cristo ha maggior attenzione per l'orfano e la vedova, ma questo non significa che Cristo è socialista! Egli è Amore, ha cura dell'orfano e della vedova, ma ha a cuore la salvezza anche del ricco, e non annulla nessuno nel "popolo" o nello "Stato", ma Ama personalmente ognuno.

Mi dispiace, ma io, che ero un lontano, non posso e non voglio accettare tutto questo. Ma soprattutto, proprio per tutto quanto scritto sopra, non posso e non voglio accettare di doverla pensare tutti allo stesso modo, nè costringere alcuno, con la forza o a causa del bisogno, a doverla pensare come me.

A Dio piace la varietà meravigliosa; l'uniformazione alle tendenze dell’idea dominante è un vero e proprio pericolo per la libertà, la conoscenza, e con la consapevolezza di sé e delle cose, opera di condizionamento e di plagio che costringe la persona a tradire la sua vera natura, per sottomettersi all’egemonia idolatrante e seducente modernista e new age.