Il crollo dei consumi in Italia: cosa fare?

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Secondo Confcommercio, attraverso l’ICC (Indicatore dei Consumi di Confcommercio), il potere d’acquisto d’imprese e famiglie nel 2012 si sono ridotti del 2,9% rispetto all’anno precedente, registrando un -4,1%.

Viene così confermato il trend negativo che sta  seguendo l'economia itaiana, soprattutto quella reale, che conduce a criticità la fiducia delle famiglie italiane, la cui contrazione nei consumi riflette lo status di riduzione delle proprie condizioni reddituali ed accentua in modo marcato le restrizioni forzate nei consumi del Belpaese. Ad acuire la situazione ci si mette pure la crescita dei costi dei beni al consumo: l'inflazione, secondo gli analisti, si attesterà ad un +2,5% nei primi tre mesi del 2013.

A chiusura del cerchio, la mancanza di occupazione: negli ultimi quattro mesi del 2012 si sono perse 192 mila posti di lavoro (-42 mila unità solo a Novembre) e il numero di chi è alla ricerca d’impiego sfiora le 700 mila persone.

"Difficilmente la nostra economia, e i consumi in particolare, potranno cominciare a mostrare, nel breve periodo, segnali di un significativo migliorament" afferma Confcommercio.

A questo punto bisogna davvero ripensare molte cose della nostra economia: accorciare la filiera distributiva delle merci per diminuirne i costi al consumo, incrementare l'agroalimentare biologico e di qualità recuperando terreni incolti e incentivando il passaggio verso un'agronomia industriale soprattutto al Sud,  incrementare l'hi-tech per uscire da un'economia prettamente "pesante", aprire nuovi spazi verso le potenzialità della green economy e delle newco tecnologiche, ridurre la burocrazia, sorvegliare contro corruzione e malaffare, ridurre la dipendenza energetica dall'estero.

Tutto ciò implica una pianificazione sinergica e di sistema, non soluzioni estemporanee. In Italia, si è troppo abituati a lavorare per piani di emergenza invece che per strategie di medio-lungo termine (anche impopolari, ma efficaci). A questo punto, la situazione impone una presa di responsabilità della classe dirigente di questo Paese: le facili ricette lasciano il tempo che trovano ed equivalgono a far cassa a danno dei propri figli. "Un politico guarda alle prossime elezioni, uno statista guarda alla prossima generazione", diceva De Gasperi. Dovrebbe divenire una frase comunemente diffusa, anche fra i cittadini.