Senza parole, anzi no

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La ricerca scientifica è sempre stata la mia passione. Dopo il dottorato di ricerca, nel lontano 2003, ricevetti alcune offerte da Spagna e Germania ma alcune "parole" del mio allora supervisore mi convinsero a rimanere nella mia "Alma Mater". Da allora e fino al 2013 continuai a lavorare indefessamente senza mai un supporto dal mio "mentore": le fonti di finanziamento le trovavo da me ed i progetti di ricerca finanziati me li scrivevo da solo.

Tutto, scrivevo, fino al 2013, anno in cui "rimasi a piedi". Sposato, io e mia moglie entrambi precari, un affitto sulle spalle, non potevo più stare ad attendere quelle "parole" che venivano di anno in anno reiterate ancorchè mutate nella forma ma che, nella sostanza, tali erano rimaste. Come da mio carattere, salutai ed in punta di piedi tolsi il disturbo.

Negli anni ho continuato sporadicamente a produrre pubblicazioni scientifiche nell'ambito del nanomagnetismo grazie alla collega ed amica Mihaela Osaci, che ringrazio pubblicamente, più per passione e curiosità che per altro. Agli inizi dello scorso anno, quasi per gioco, invio la mia candidatura per conseguire l'Abilitazione Scientifica Nazionale; ebbene, dalla seconda metà dello scorso anno e fino al 2033 sono teoricamente idoneo a ricoprire il ruolo di Professore Associato in una delle Università italiane.

Qualche giorno dopo, ricevo dal mio "mentore" di cui sopra dei messaggi Whatsapp, come da screen shot.

A distanza di quasi un anno nel silenzio, questa è oggi la mia risposta.

Gent.mo Professore,
da allora non ho piú ricevuto alcun seguito ad una proposta da lei partita e da me in alcun modo sollecitata.

Noto con la benchè minima sorpresa come lei non sia cambiato affatto.
Io, peró, non sono piú il ventenne che lei sperava di manipolare, insieme ad altre povere cavie come me.

Nell'arco degli anni, ho compreso come e quanto lei abbia giocato con la vita delle persone, scatenandoci gli uni contro gli altri in un ambiente tossico fatto di competizione viziosa che è la totale negazione di quel che lei asserisce di fare per lavoro: ricerca scientifica. Glielo scrivo senza acrimonia alcuna, mi creda, perchè questa sua è una colpa che lei porterà sulle spalle per sempre; una colpa, invero, che lei sta già scontando con una pena che non auguro nemmeno al mio peggior nemico. Nessuna acrimonia, mi creda; solo compassione.

La saluto con nulla stima.