Il sogno di un Paese normale

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Vedere folle oceaniche osannanti mi ha sempre dato l’orticaria, gli imbonitori in genere mi danno l’orticaria.

Tuttavia comprendo che questo è il loro lavoro, ciò che non comprendo è la facilità con cui le moltitudini riescono ad abboccare all’amo di chi urla di più.

Le urla di approvazione verso l’unto di turno non mi piacciono, l’obbedienza cieca al leader illuminato mi portano alla memoria le piazze di ogni regime e di ogni colore. Poiché mi sento democratico fino all’osso, quando annuso nell’aria l’odore dell’uomo solo al comando, che sia nero, rosso o trapuntato di stelle divento leggermente insofferente.

Da Robespierre (e senza andare troppo indietro nella storia) i rivoluzionari propugnano sempre un rivolta per il meglio, ma alle promesse del prima spesso segue la dittatura. Cosi fu per il termidoro, per il fascismo, per la rivoluzione bolscevica, tutte nate con l’intento di dare ordine e prosperità al popolo oltraggiato, ora dall’inadeguatezza di una classe politica, ora da un tiranno, tutte finite però con sottomettere quel popolo che doveva essere liberato, che poi la giustificazione fosse la necessità di un “direttorio”, il bisogno della luce del “dux” o del necessario passaggio alla dittatura del popolo attraverso un “soviet supremo” il risultato non cambia, al peggio segue il tremendo quando questi illuminati si accorgono che il popolo da liberare va governato, peccato che il più delle volte finisce con l’essere oppresso.

Ora non mi accingo a fare paragoni forzati, né a dipingere qualcuno in particolare, ma i prodromi di simili derive sono presenti là dove alla testa della massa si mette il ”francischiello” di turno, convinto di essere il giusto solutore di ogni male. “E chi non la pensa come me diventa un fesso” è di solito il mantra di questi signori.

Qualche tempo fa scrissi del “bonus pater”, ribadisco che quello che manca è proprio quell’atteggiamento: avere cura delle cose e anche quando c’è da redarguire comunque prestare un occhio al costruire più che all’abbattere.

Fare leva in maniera eccessiva sulla pancia della gente è pericoloso, pensare di poter gestire gli umori di una folla esasperata lo è ancor di più.

Questo è ciò che non approvo nell’illusione dei guru di turno. Essi credono di governare le menti, ma il rischio è che quelle menti che credono di governare governeranno loro prima o poi, proprio come accadde al citato Robespierre, li “governeranno”.

La cautela occorre e la stessa deve guidare la ragione. Rimettere in moto una macchina che si è inceppata non può e non deve basarsi sulle piazze da aizzare, ma nel denunciare le storture la dove sono e propinare le giuste soluzioni e che le stesse siano ponderate e fattibili, non campate in aria.

In un Paese normale tutto questo avviene perché gli anticorpi sono insiti nel processo democratico, ma noi siamo un Paese normale? Saremo mai un Paese che riesce ad immunizzarsi dai mali che lo affliggono senza incorrere nell’illuminato di turno? Manca poco e lo sapremo (lo sapremo?)… forse.

Alla prossima …

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