E venne l’ora dei “Saggi”… ma per far cosa?

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«Gli incontri svoltisi in Quirinale nella giornata di ieri con i rappresentanti delle forze politiche presenti in Parlamento mi hanno permesso di accertare la persistenza di posizioni nettamente diverse rispetto alle possibili soluzioni da dare al problema della formazione del nuovo governo. Ciò è d’altronde risultato chiaro pubblicamente attraverso le dichiarazioni rese al termine da ciascun gruppo».

«Ritengo di dover ancora una volta sottolineare l’esigenza che da parte di tutti i soggetti politici si esprima piena consapevolezza della gravità e urgenza dei problemi del paese e quindi un accentuato senso di responsabilità al fine di rendere possibile la costituzione di un valido governo in tempi che non si prolunghino insostenibilmente, essendo ormai trascorso un mese dalle elezioni del nuovo Parlamento».

«Tuttavia, non può sfuggire agli italiani e all’opinione internazionale che un elemento di concreta certezza nell’attuale situazione del nostro paese è rappresentato dalla operatività del governo tuttora in carica, benché dimissionario e peraltro non sfiduciato dal Parlamento: esso ha annunciato e sta per adottare provvedimenti urgenti per l’economia, d’intesa con le istituzioni europee e con l’essenziale contributo del nuovo Parlamento attraverso i lavori della Commissione speciale presieduta dall’on. Giorgetti».


«Nella prospettiva ormai ravvicinata dell’elezione del nuovo Capo dello Stato - che mi auguro veda un’ampia intesa tra le forze politiche - sono giunto alla conclusione che, pur essendo ormai assai limitate le mie possibilità di ulteriore iniziativa sul tema della formazione del governo, posso fino all’ultimo giorno concorrere almeno a creare condizioni più favorevoli allo scopo di sbloccare una situazione politica irrigidita tra posizioni inconciliabili».

«In questo senso mi accingo a chiedere a due gruppi ristretti di personalità tra loro diverse per collocazione e per competenze di formulare - su essenziali temi di carattere istituzionale e di carattere economico-sociale ed europeo - precise proposte programmatiche che possano divenire in varie forme oggetto di condivisione da parte delle forze politiche. Ciò potrà costituire comunque materiale utile: voglio dire anche per i compiti che spetteranno al nuovo Presidente della Repubblica nella pienezza dei suoi poteri».

«Continuo dunque a esercitare fino all’ultimo giorno il mio mandato, come il senso dell’interesse nazionale mi suggerisce: non nascondendo al paese le difficoltà che sto ancora incontrando e ribadendo operosamente la mia fiducia nella possibilità di responsabile superamento del momento cruciale che l’Italia attraversa».

Ovviamente con il dovuto il rispetto verso la figura di Napolitano, ma stavolta credo che la soluzione sia peggiore del male e che le prerogative siano andate oltre il dovuto. Non condivido l’assunto del messaggio e lo spiego sinteticamente in due punti:


  1. I 10 saggi sono una pezza che non risolve assolutamente il problema dello stallo messicano che si è venuto a creare all'indomani delle elezioni. Il compito dei saggi non servirà a nulla o quasi. Si ha l’impressione che altro non sia, se non un temporeggiare per arrivare alla fatidica data del 15 aprile, data in cui i Presidenti delle Camere potranno cominciare a convocare il Parlamento in seduta comune per l’elezione del nuovo Presidente della Repubblica. Lo stesso Presidente non credo abbia grande speranza sulla riuscita dell’impresa data ai “saggi”: abbattere il muro contro muro che si è venuto a creare. Dunque il loro compito appare ai più oscuro dal punto di vista pratico.
    Quali soluzioni ai fini di un nuovo esecutivo se: non praticabile un'ipotesi di larghe intese perché nonostante il diffuso “tafazzismo” che a volte pervade il PD è chiaro che al momento un simile accordo equivarrebbe ad un suicidio politico, quindi non auspicabile (ma in politica mai dire mai). Non credo voglia effettivamente le larghe intese neanche il Pdl che stranamente dalla “strana” situazione sta uscendo più rinvigorito ed al massimo le blandisce solo per rincarare la dose di accuse al PD definito ostruzionista ed insensibile. Taccio del M5S che rimane arroccato sulla posizione “solo governo a 5 stelle” e, a mio modo di vedere, con simile atteggiamento rischia di farsi male da solo perdendo un treno per il “cambiamento” che presumo difficilmente tornerà nei numeri e nelle proporzioni. Quindi il quadro lascia ben poche speranze.
  2. Relativamente al dimissionario Monti, è vero che in linea teorica lo stesso può gestire la normale amministrazione ad libitum (o quasi). Quel che certo è che non possiamo negare l’esistenza di un vulnus, nel governo Monti, che non può essere sottovalutato, poiché è un governo dimissionario che non ha avuto alcuna fiducia dal nuovo Parlamento e già questo di per se è un pastrocchio istituzionale. Quale azione incisiva può svolgere lo stesso senza alcuna fiducia dalle Camere, cosi come previsto dalla Costituzione, rimane un mistero.

Capisco che bisogna calmierare i mercati, magari dare l’idea che non è poi tutto cosi bloccato! Tuttavia quello che si evince (almeno che io evinco) è un disperato “tiramme a campà” che non ci porterà da nessuna parte. Avrei preferito un incarico politico a Bersani, e non perché sono uomo di parte, ma perché questo al momento dicono i numeri che la tornata elettorale, anche grazie ad un mostro di legge elettorale, ci ha lasciato. Bisognava porre il Parlamento dinanzi alle proprie responsabilità anche nel non accordare la fiducia all'esecutivo.

Altresì avviare le procedure per un governo di scopo che dia mano ad una riforma elettorale, e alle immediate scadenze amministrative e quindi tutti al voto! Ma anche in questo caso occorre un voto di fiducia!

Il finale sembra essere quello del voto (dico sembra perché ribadisco in politica non esiste assoluto) , tuttavia allo stato delle cose ciò che mi lascia interdetto è la manifestazione di un ennesimo pasticciaccio all’italiana. Non sarà cosi? Magari!