Si naviga a vista anche con i pensieri ...

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Rieccomi! E da solo mi rispondo: “e chi ti chiama?” Nessuno, ma eccomi qui sulla tastiera a battere un pensiero che spero sia libero.

Certo, in questo tempo, non è che sia mancato lo spirito, né il pensiero, ma come dire, si era un po’ intorpidito, quasi imbambolato di fronte agli eventi e al loro decorso.

Sbotta così il pensiero, dopo rapida lettura di giornali: “si governa da DC e si fa partito da PC?” o meglio si tenta il vagito del partito di governo e di piazza di antica memoria. Sì alla responsabilità, sì all’appoggio all’amico Letta, ma (sembrano dire gli “stati generali del partito”) occhio noi stiamo qui a vigilare e soprattutto a cercare di porre rimedio alle emorragie di consenso che partono dalla base e rischiano di far diventare il Partito Democratico (dimenticato) un scatola vuota. Sarà cosi? Staremo a vedere.

Quindi Epifani traghetta, Renzi appoggia, ma stigmatizza l’appiattimento al governo, la Bindi si oppone alla tregua col PDL, Bersani scopre solo adesso che si vince in tanti e si perde soli, #occupypd vigila con l’intento di togliere da mani disadatte il bambino mal nato (il PD). Risultato: nonostante le decantate convergenze sul nome, resta aperta la dialettica e non solo all’interno del partito.

Detto questo due punti mi stanno particolarmente a cuore e proverò con semplicità a sciorinarli qui sul nostro blog.

Al Governo guidato da Enrico Letta il compito della responsabilità, ai partiti che lo sostengono quello di far finta di litigare, con occhio attento a sondaggi e quant’altro, ma ben consapevoli che il disastro è dietro l’angolo e in questo momento ogni colpo di spalla sarebbe quanto meno folle. Ora, se lo stesso esecutivo sarà a tempo, balneare, o di montagna non lo si può dire. Quello che rimane chiaro che di dubbia durata è la vita di un esecutivo stretto nella miriade di distinguo che vengono dalle parti che lo sostengo o dovrebbero. Enrico Letta, sicuramente persona capace, dovrà trovare come “skipper” ogni refolo a suo vantaggio per portare avanti questa impervia traversata. Dovrà dar fondo a quella capacità di far convergere anche le parallele per dirla con Moro, e di reggere imperturbabile ai marosi, che indubbiamente si affacceranno, facendo leva sul fatto che al suo esecutivo come unica alternativa ci sono le urne. Questo sarebbe lo spirito autenticamente democristiano che sembrerebbe affacciarsi con gli ultimi eventi. Reggerà? Ripeto non si sa!

Il secondo punto lo dedico al PD. Il partito che di più ha perso in questi travagliati mesi e che tuttora corre il grave rischio di ritardo nella reazione e anche qui nulla di nuovo sotto il sole. Il PD rischia innanzi tutto di restare schiacciato sotto la potente macchina dell’immagine di cui il signor B. è maestro, basti pensare come sia riuscito a vendere quale oro colato anche una lattina arrugginita, rianimando un partito (il PDL ) allo sbando, con un risultato che nessuno tranne lui si sarebbe aspettato e di cui, al di là del giudizio negativo sulla sua azione politica, bisogna dargli atto.

Dicevamo, quindi di un PD messo alle strette da un PDL che vuole apparire l’anima nobile e responsabile della Patria, avendo ceduto senza colpo ferire poltrone istituzionali ed esecutivo per senso di responsabilità (dicono loro … ma poi vanno in piazza contro la magistratura) senza lesinare però colpi ad effetto elettorale, per non perdere di vista quella grossa fetta di elettorato che sembra aumentare.

In tutto questo il rischio è che ancora una volta il PD rimanga intrappolato dalla responsabilità di governo da una parte, continuando a pagare con perdita di elettorato ogni mossa avventata cosi come è avvenuto per il governo Monti, e dall’altra l’eccesiva litigiosità che non riesce più a mascherarsi da democratica dialettica, quando anche le decisioni interne dell’assemblea vengono smentite dai fatti (leggasi carica dei 101 su voto Prodi).

Cautamente il nostro pensiero è quello di farsi persuasi che il PD, mai realmente nato, dovrebbe uscire dalla fusione a freddo e darsi un'anima. I suoi dirigenti ed ancor più il grosso dell’elettorato son rimasti troppo legati alla loro storia, più che alla novità rappresentata dalla nuova creatura.

Occorre un PD che sia nuovo nei contenuti ancor che nella forma, un PD che chiarisca finalmente agli elettori che esso non è una democrazia cristiana un po’ più rossa, nè un PC/DS più scolorito. Un soggetto nuovo che parli da nuovo e non insegua vecchie nostalgie, altrimenti meglio sarebbe che ognuno rimanesse in casa sua. Serve il coraggio della svolta rendendo il PD realtà e non una chimera irrealizzata. Lo dico con fermezza, perché ho creduto e inconsciamente credo ancora nell’idea d’origine di questo partito. Smetta il PD di inseguire questa o quella nostalgia e si riappropri del ruolo che almeno nella forma si era dato all’origine. Sia partito riformatore, moderno, sociale e per il sociale che non strizzi l’occhio alle convenienze del momento o ancor peggio alle ottiche di arcaici potentati, che guarda avanti in prospettiva di una nuova concezione sociale, politica, economica del Paese.

All’oggi le ultime nuove ci danno conferma di un Epifani che farà da traghettatore, così come deciso dall’assemblea, speriamo che non ci si trovi a dover giocar con le parole e constatare che l’epifani(a) tutto il PD si porta via.

Alla prossima

PS: una postilla la riservo ai signori del M5S, ma che mi combinano, già litigano per poltrone e soldini? Già piangono a causa di oscure trame? Staranno forse cominciando a capire che l’occasione di finire come "L'Uomo Qualunque" è sempre più vicina e che "bla bla bla" senza fatti alla lunga, ma anche alla breve, stanca la gente? Ma questa è un'altra storia e magari scriveremo di essa in altra sede … magari... ma anche no! ;)