La falsa bontà di un “non IMU” populista e la non distribuzione di onori e meriti

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Nel marketing delle parole, il PDL è più scaltro, dice Massimo Marnetto di Libertà e Giustizia di Roma.

"Niente tasse sulla casa" sembra quasi uno slogan di sinistra, per quanto è orecchiabile, prosegue. Ma togliere l'IMU a tutti significa togliere l'IMU anche a chi può pagarla. È noto infatti che il 70% di questo gettito viene da immobili di pregio. Un accorto sistema di correzioni sociali potrebbe dare equità a questa imposta, vigente in tutti i Paesi e che - non dimentichiamolo - serve a sostenere i servizi di prima necessità dei cittadini.

In Italia la diseguaglianza sta sciogliendo la coesione. Agli ultimi si dice "arrangiatevi"; a chi non ha lavoro, "non ci sono i soldi". Siamo vicini alla rottura e il Brasile insegna che l'esasperazione non evapora da sola. Anzi, la frustrazione aumenta se si esenta chi ha di più, per tassare chi ha di meno.

A questo riguardo, la nostra Costituzione (come al solito e per quanto vetusta) parla chiaro, stabilendo il criterio fiscale della "progressività" (art. 53).

Allora, si deve dire con chiarezza che i tagli lineari sono anticostituzionali. Perché anticostituzionale è la diseguaglianza che generano.
Anche il taglio lineare ai ministeri è anti-costituzionale: è grave eticamente, in una situazione di grave diffusa popolare e populista carenza culturale, scientifica e tecnologica, tagliare i fondi ai grandi atenei e centri di ricerca, per magari accrescerli solo alle Università di élite da cui sempre vengono pescati i “saggi economisti” di Bocconi, Luiss, Sant'Anna, Normale... che hanno pochi studenti da allevare e non le masse di studenti che, chi come noi, si ritrova alle “Università di serie B”, a cui dobbiamo spiegare di darci una mano contro la sindrome del NIMBY che blocca l'industria e quindi occupazione e sviluppo del nostro Paese.

Noi - al massimo livello di carriera come loro - evidentemente , devastati dal grande lavoro sul campo da fare... alla prossima.