25 anni… di piccoli pensieri

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Dal “CAF” (Craxi, Andreotti, Forlani…correva l’anno 1989) e la Milano da bere, alla “cafonaggine” il passo fu breve, ma su quella via passarono 25 anni di brutta finanza, mala politica, grandi eventi, spese pazze e notti bianche a cui tutti contribuirono.

Continuiamo a pagare quell’idea, quel finto ottimismo fondato sulla cartapesta e che si scordò di una economia fatta anch’essa di carta, fondata su derivati tossici e ricchezza aleatoria.

Oggi viviamo l’epilogo confuso di tutto quello che è stato, come ogni epilogo da basso impero siamo attorniati da “attorucoli” di quarto o quinto livello che si dimenano, che urlano, che strepitano, davanti ad una platea sempre più attonita.

Né tsunami (ci vuole rispetto per chi ha subito simili tragedie) né rivoluzioni civiche (che di civico hanno ben poco). Vorremmo sana e ragionevole concretezza, decisioni che non siano palliativi che non curano il malato, ma ne aggravano la condizione. Vorremo che si desse un taglio netto con l’estenuante siparietto del far finta di fare per non far nulla.

Basta con le illusioni del leaderismo, e che esso sia patinato o urlato sempre di leaderismo si tratta e non è questa la democrazia su cui i padri costituenti hanno costruito la nostra nazione.

Il frutto di questo leaderismo è la morte della politica, l’arte in cui si confrontano e a volte si scontrano idee, progetti. Figli di questo lungo estenuante periodo sono “partiti”, che rappresentano solo l’immagine del loro leader e che immancabilmente sbiadiscono al declino dello stesso, o movimenti che si contrappongono ma che hanno in sé la stessa pecca dell’avversario, ovvero esistono in funzione dell’immagine preponderante del loro capo, ma sbiadiscono quando devono proporre qualcosa che sia libero dal dettato del leader maximo (perché diciamocelo chiaramente i 5 stelle senza Grillo dove sarebbero?).

Oltre, beh oltre ci sta quella macchina ibrida che è il partito democratico, un partito che continua a dimenarsi in quell’”amici e compagni” che è l’emblema della contradditoria nascita di un partito che è nella testa dei suo leader (?), ma lontanissimo da buona parte del elettorato che continua a vivere in un'eterna nostalgia da una parte (ex pci/ds), in un senso di non appartenenza dall’altra (ex dc/popolari/margherita) e a volte troppo in balia di correnti zonali e non meno leaderistiche dei primi due partiti su citati.

A quando la svolta decisiva ci si chiede? A quando quella linea che non cerchi la politica del “un colpo al cerchio e una alla botte” che parli all’elettore senza il doppio vestito di giolittiana memoria (un pò bastone, un pò carota) ma che dia di sè l’immagine di un nuovo progetto serio, che parla e soprattutto agisce in maniera nuova. (ahime!!!)

Detto questo rimane l’attonito quadro di una nazione sempre più disamorata. E chi scrive si chiede cosa ci sia da festeggiare quando il partito che più vince è quello dell’astensione, quando la gente stufa di ascoltare arranca come può perché delusa. Cosa c’è da festeggiare se il distacco fra diseguali è sempre più ampio poiché non serve essere “comunista” (e non lo sono), ne ci si sentiamo “qualunquisti” nel dire che la crisi colpisce sempre le parti più deboli, perché chi faceva le vacanze (visto che siamo in tema) in Costa Smeralda continuerà a farle, mentre chi bagnava i suo piedi in mari meno costosi dovrà rinunciare anche a quello (mi limito al faceto per non essere troppo melodrammatico)

Questo è il quadro, e non basta rimandare la pillola per renderla più digeribile, bisogna virare e virare verso l’uomo… (sarà stanca ripetizione ma tant’è finche il quadro non cambia). E c’è ancora chi vuol brindare sul niente, o sulle macerie? Buon per loro… io penserei di più alla gente e alle cose concrete. Alla prossima.