Niente di nuovo!

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“È passato qualche mese dai pensieri dall’ombrellone, gli eventi non è che siano mutati granché, qualche scissione in più e qualche passetto incerto in avanti, ma più o meno lo stato dell’arte è tale e quale. Vorremo essere più positivi, magari lasciarci andare a qualche previsione più ottimistica, ma la realtà ci ha insegnato ad esser prudenti e pensar parole che si attengano al certo lasciando ai maghi le previsioni errate. Poiché da tempo lo ripetiamo, ci piacerebbe arrivasse il giorno della smentita e qualcuno dicesse vi siete sbagliati, ma fin tanto che cosi non è lasciateci liberi di pensar ad alta voce: Cosi non va’!” (il prologo dei pensieri liberi)

“Ho imparato che il problema degli altri è uguale al mio. Sortirne tutti insieme è politica. Sortirne da soli è avarizia.” (don Lorenzo Milani). Chissà cosa ne penserebbe oggi il fautore del “I care” dell’attuale “sortirne insieme” (leggasi larghe intese, ad onor del vero oggi un po’ più piccole).

Ovunque sorgono responsabili, tutti si dichiarano proni al sommo dio della responsabilità per il bene del Paese. Ma si chiede il pensiero libero (che è notoriamente un malfidato): è vera responsabilità o bieco calcolo di parte politica?

Obtorto collo ho accolto quelle larghe intese di cui Letta (persona stimabile) si è fatto esecutore, anche perché non riuscendo ad esprimere un Presidente nuovo l’intera compagine parlamentare si è posta sotto la rigida protezione del rieletto Napolitano e fra distinguo, puristi e praticoni, niente di meglio si poteva produrre se non questo governo.

Tuttavia l’impressione che si ha è che comunque per le incombenze che pesano sull’Italia, troppo si navighi a vista. Un governo che dovrebbe affrontare mutamenti costituzionali ed economici e partorire poi una decente legge elettorale, come si può muovere in maniera coerente e coesa con l’attuale scenario che la politica ci pone davanti.

Nei mesi trascorsi siamo passati da un proposta all’altra, da una intenzione all’altra, ma di vera politica economica se ne è vista poca, di riforme strutturali della nostra forma parlamentare ancor meno, della legge elettorale men che meno, visto che all’oggi anche lo scaltro Grillo (Casaleggio?) si è fatto persuaso che il “Porcellum” alla fine tanto male non è, anche perché anche lui gode del beneficio di essere un selezionatore più che il capo di una compagine politica degna di un Paese democratico.

Di contro abbiamo una destra, che persa e un po’ smemorata, nel tentativo di sdoganarsi dal “leader maximo” in declino, si sfilaccia in mille rivoli: Forza Italia, Nuovo Centro Destra, Fratelli d’Italia, AN (ri-edition) tutti divisi, ma in realtà tutti uniti nel ritagliarsi un piccolo spazio che gli consenta di sopravvivere e, all’occhio malizioso non sfugge, la malcelata idea che alla fine divisi si colpisce meglio.

Il PD, l’eterna incompiuta, si dibatte fra doveri di governo e diaspore (pardon, dialettiche) congressuali dove tutti dicono una cosa poi in seno al parlamento ne operano una altra (che tristezza il discorso di Epifani in parlamento sul caso Cancellieri). Mi chiedo dov’era la disciplina di partito quando hanno impallinato Marini prima e Prodi dopo (eh no, per noi dal basso i 101 non sono stati un cartoon). A proposito del PD, e del nuovo che mi auguro sarà, mi colpiscono i Renziani dell’ultima ora, che sanno un po’ di riciclo, ma forse mi sbaglio (forse!).

Infine mantengo inalterato il mio pensiero sull’imponderabile vuoto a rendere che per me resta il Movimento 5 Stelle, tanta piazza, tanti strilli, ma poco più. Diranno: “siamo arrivati ora!” rispondo: "con il 25% se ti capita l’occasione hai il dovere di provare a far qualcosa , non di aspettare Godot.”

In questo quadro, mi si dice, stiamo procedendo verso l’uscita del tunnel, si intravede un 2014 di crescita che fa ben sperare, peccato che un giorno è cosi, il giorno dopo sembriamo dei sopravvissuti nel deserto, disillusi dall’ennesimo miraggio che si dissolve.

E a corolla del tutto si va avanti con una legge di stabilità che non ha il tempo di essere stilata che viene subito modificata, un rincorrersi di acronimi per dir quali nuove tasse dovremo pagare (l’ultimo è IUC se non ho perso il conto, il quinto dopo TUC, TRISE,TARI e TASI) e dirci contenti che la crisi è alle battute finali.

Allora ti ritorna alla mente la parola “sortirne insieme è Politica”, ma chi realmente vuol sortire dall’attuale situazione, chi non si ferma a propri calcoli egoistici davanti ad un paese sempre più attonito, chi? Dove sono le riforme, non i piccoli puntelli, che ci consentano di dire: “ecco la strada che bisogna seguire?”

Son pensieri magari confusi, forse anche ingenerosi verso chi ci sta provando o almeno dice di farlo. Il punto è che siamo abituati a far seguir un fare al dire, per troppo tempo il solo sentir dire ci lascia l’amaro in bocca, poiché segni tangibili di vero cambiamento non ne tocchiamo ancora. Io continuo a sostenere che non si possa né si debba pensare ad una quadra dei conti sulle spalle della gente, che non si possa parlare di ripresa economica se non riparte il mercato del lavoro, che non si possa parlare di reale rappresentanza democratica finché avremo dei nominati e non degli eletti del popolo, non si può dire ancora “politica è sortirne insieme” quando quel dirsi insieme sa troppo di mero gioco delle parti. In sintesi niente di nuovo!

Sono piccoli semplici pensieri, niente di più, magari ovvi, ma hanno un pregio, si sforzano di essere coerenti. Alla prossima…