I partiti e le elezioni

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Berlusconi: Tajani candidato premier ideale per il centrodestra. La scure di Renzi sulle liste: esclusi e minoranze in rivolta. Professori, attori, avvocati, giornalisti: la carica degli esterni nei collegi grillini.

Un unico denominatore comune per tutti i partiti politici, per queste elezioni del 4 Marzo 2018: esperti della cosiddetta “società civile” siano banditi dal Parlamento! Troppo esperti a scrivere leggi sugli argomenti per cui essi hanno studiato per anni! Ai politici-politici, ovvero ai politicanti di professione, non Statisti, non è ancora entrato in testa che – finite le ideologie – sono i tecno-politici o i tecnico-tecnici che devono andare in Parlamento in primis.

Ovvero non gli entra in testa che i cittadini non vogliono più in Parlamento comitati d’affari e giovincelli narcisi, ma neppure però chi proviene da voti di una “rete” in cui su certi argomenti difficili o strategici per il Paese – in primis energia ed ambiente – il voto di chi ha studiato 2 giorni o bighellona tutto il giorno vale come quello di chi ha Master in tecnologie energetiche low carbon o in comunicazione politica strategica e di public awarness delle tecnologie invasive (termovalorizzatori, discariche, infrastrutture energetiche, pozzi di petrolio, stocaggi gas, insomma "rogne" nostre e non certo dei politicanti, etc…). Tutti allegramente in Parlamento e magari le bozze di leggi poi le scriviamo noi, come sempre. Se poi i ponti crollano è colpadi noi tecnici ma a tagliare il fiocchetto della inaugurazione dei ponti stessi vanno i politici, in pompa magna.

Proprio non gli entra in testa ai partiti che la società civile che può, che ha diritto più di altri di entrare in Parlamento, deve comprendere persone che si sono evidenziate per eccelse doti manageriali, etiche, giuridiche, tecniche. L’unica speranza è nelle Uninominali “grilline” sembra aver aperto le porte agli esperti di settore - ancora pochi - ma soprattutto a quelli – si spera – che hanno messo in luce lamala-gestiodurante l’esercizio della loro expertise.

In fondo la Scuola di “Frattocchie” del vecchio PCI è morta mentre l’esperienza di Pescara-Villaggio Russeau è l’unica “scuola politica” di discussione ancora viva, insieme forse alla scuola “Magna Carta- Comprendere il XXI secolo” di Gaetano Quagliarello, in cui però certo non vi sono giorni e giorni di confronto tra migliaia di persone. Per quanto riguarda le “mini-scuole” PD, tipo le Feste del PD (già Feste dell’Unità”) e della “Sant’Egidio” ho già avuto modo di scrivere: non lasciano spazio alle domande da parte dei presenti e quindi non servono a nulla. Riassumendo quindi:

  1. Tajani sta per bruciare la sua carriera politica accettando di rappresentare il berlusconismo come forma mentis, che ha rovinato giovanette e giovanetti, in modo quasi irreversibile e di fatto accetta il tipo di voti acquisiti in Sicilia ed al loro modo di acquisirli;
  2. La scure di Renzi sulle liste mostra esclusi e minoranze in rivolta, ma lui non ha capito – perché scoutismo e posto a tempo indeterminato nella ditta del padre non bastano – che il “renzismo” è morto. Esso, come già spiegato su altri miei editoriali e con la mia frase su Il Sole 24 Ore il 14 maggio 2015: “caro Renzi non sei giovane solo tu”, sta dando gli ultimi colpi di coda e non ha capito che il PD non è più suo, ma è già nelle salde mani di Nicola Zingaretti, che farebbe bene entro qualche anno ad allearsi con i “grillini” nel frattempo che maturano, mentre vengono “perforati” dagli esperti di settore, professori, giornalisti.