Terremoti: solo radon, niente previsioni

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Non credo di averlo mai scritto, ma la mia passione scientifica è a tutto tondo. Nel periodo di preparazione della tesi  universitaria prima, come studente di dottorato e assegnista post-doc poi, ho anche avuto modo di poter lavorare su tanti stimolanti argomenti. In questi anni, dal 2003 ad oggi, ho avuto modo di approcciare anche applicazioni di Intelligenza Artificiale a problemi di tipo geofisico, grazie a collaborazioni con il dott. Sebastiano D'Amico, un collega fisico che ha lavorato all'INGV prima, alla St. Louis University poi ed oggi opera presso l'University of Malta.

Mi sono sempre chiesto a che punto è la ricerca inerente la comprensione dei terremoti, dei loro accadimenti e dei processi preparatori. Mi sono imbattuto in un interessante articolo della dott.ssa Fedora Quattrocchi, dirigente di ricerca INGV, scritto nel Marzo 2011 e pubblicato su BlitzQuotidiano.it.

«In questi tre anni la ricerca italiana sismo-geochimica, al primo posto quella dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia, l’INGV, si è sempre di più fortemente proiettata sulla comprensione del “processo di preparazione del terremoto", scriveva allora la dott.ssa Quattrocchi. «Sul fronte opposto esiste però anche una corrente di parere opposto, o forse è meglio dire una contrapposta certezza, il cui frutto sono la costruzione e la vendita, anche a caro prezzo, di strumenti mono-parametrici che misurano solo radon con l’obiettivo di “prevedere” i terremoti».

A quanto si evince da queste prime righe, la dott.ssa Quattrocchi si pone fortemente in posizione critica verso chi, con l'auspicio di «"prevedere"  i terremoti&#187 focalizza l'attenzione tecnico-scientifica su singoli parametri, come ad esempio il radon.

«Ne potrebbe derivare il rischio di depauperare, anche in maniera significativa, le casse di tanti Comuni,», continua la dott.ssa Quattrocchi «situati in zone sismiche, che procedano a tali acquisti per costituire delle mini-reti di monitoraggio mono-parametriche, che misurino soltanto radon.»

«Sul piano scientifico, c’è anche un altro rischio, che stazioni mono-parametriche di questo tipo siano acquistate non tanto per misurare l’interessante radionuclide nelle acque di sottosuolo o nei primi strati del suolo, ma addirittura semplicemente per misurarlo in aria, dentro locali chiusi in superficie (misure indoor, che solitamente vengono invece svolte, dello stesso INGV, in zone di faglia e/o vulcaniche per avvisare le USL del rischio da radon-indoor, es. Comune di Ciampino-Roma).»

«Invece sarebbe necessario conoscere prima il sistema naturale (acque, suoli e tutto il blocco crostale nella sua interezza, incluse le faglie) prima di fare qualsiasi altra misura moni-parametrica in aria-indoor. Si deve escludere infatti che si possano utilizzare segnali indoor in modo corretto ai fini di conoscere un sistema di sottosuolo, come una zona di faglia, perché questo non è, in realtà, un corretto approccio scientifico.»

«Purtroppo accade che spesso le parole degli addetti ai lavori che operano sul campo vengano travisate o mal riportate. Invece è opportuno anzi necessario ribadire che ” nè uno sciame sismico nè un picco co-sismico di un singolo segnale geochimico, quale il radon, sono una chiara indicazione del fatto che seguirà un evento sismico di magnitudo 6 o superiore”.»

«Per un corretto approccio scientifico ed anche operativo, si deve cercare, in primo luogo, ragionevolmente, la comprensione del “processo di preparazione del terremoto”. Purtroppo invece, nel passato, molti si sono concentrati solo o quasi sullo studio dei ” segnali anomali isolati” senza approfondire la conoscenza del contesto. Altresì è importante studiare la complessità dei sistemi di faglia attivi, uno per uno e tutti diversi, come INGV ha ben informato la Protezione Civile di Gabrielli.»

Ringrazio la dott.ssa Quattrocchi per avermi concesso di replicare in questo blog il suo interessante parere scientifico.