Padre Consolmagno: “La scienza e Dio vanno d’amore e d’accordo”

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Riprendo con molto interesse questa intervista di Daniela Cipolloni del 19 Aprile 2013 a Padre Guy Consolmagno, gesuita e astronomo della Specola Vaticana, pubblicata su Wired.it.

Io sono la prova vivente che chiunque può essere, al tempo stesso, sia un fanatico che un cervellone. Infatti, sono un fanatico nei confronti della mia scienza, e un cervellone riguardo alla mia fede”. Si presenta così, padre Guy Consolmagno, gesuita statunitense e astronomo planetario, all’evento più cool che il Vaticano abbia mai ospitato: il TEDxViaDellaConciliazione, la versione indipendente delle celebri conferenze-show di TED sulle idee che meritano di essere diffuse. Nel caso specifico, la libertà di religione. Questo il tema intorno al quale ruoteranno gli interventi che si susseguiranno per l’intera giornata sul palco dell’Auditorium Conciliazione di Roma.



Ma, libera, può mai essere la scienza, quando c’è di mezzo la religione? Consolmagno è la persona giusta a cui chiederlo. Laureatosi giovanissimo in astronomia al Mit di Boston (con una tesi in cui descrisse l’esistenza di un oceano sotto la superficie ghiacciata di Europa, la luna di Giove, ben quattro anni prima che la sonda Voyager lo confermasse), ha seguito una brillante carriera ad ammirar le stelle – tanto che nel 2000 l’International Astronomical Union gli ha intitolato l'asteroide 4597. E ha indossato sempre l’abito talare. È uomo di fede, e uomo di scienza. Tanto laico verso la ricerca scientifica (non si scompone neanche un po’ nel parlare di vita extraterrestre), quanto credente nell’esistenza di Dio. Perfettamente a suo agio con l’idea di un Creatore dell’Universo, così come con la teoria dell’evoluzione di Darwin. Anche se, ammette: “Una delle cose più difficili è spiegare la mia fede a chi è ateo, come pure l’entusiasmo per l’astronomia a chi ne è disinteressato. È come spiegare la musica a chi non ha orecchio”.

Padre Consolmagno, lei è il curatore della collezione di meteoriti della Specola Vaticana, una delle raccolte più importanti del mondo.

"Sì, conserviamo oltre 1.110 pezzi di circa 500 meteoriti caduti sulla Terra. Queste rocce sono residui del materiale che formò i pianeti, quattro miliardi e mezzo di anni fa. Alcune contengono polveri di altre stelle e sono, pertanto, una miniera d’informazioni sull’origine delle stelle, delle galassie e del nostro Universo".

Perché la Chiesa è interessata alla ricerca astrofisica?

"L’Universo è l’incantevole espressione di un Creatore amorevole. L’astronomia ispira meraviglia e domande, ci dà un trascendente sentimento di gioia, ci ricorda da un lato quanto siamo umili nella nostra piccolezza, dall’altro quanto sia immenso il desiderio di imparare e conoscere. L’astronomia è una di quelle cose, come l’arte o la preghiera, che ci rende pienamente umani".

Studiando i meteoriti, si è fatto un’idea di come sia arrivata la vita sulla Terra?

"Non sappiamo ancora se la vita sulla Terra si sia originata qui, indipendentemente da altri pianeti, o se i semi della vita siano arrivati dallo Spazio. Ancora è mistero persino in che modo sia nata la vita, qui o altrove".

Crede che nello Spazio esistano altre forme viventi?

"Sarei scioccato se vivessimo nell’unico posto dell’Universo dove c’è la vita (l’Universo è un posto davvero grande, con più di cento miliardi di galassie e un numero incalcolabile di stelle). Tuttavia, non sappiamo se effettivamente altre forme di vita esistono, né tanto meno se sono comuni o rare. È relativamente poco, nell’ultima generazione, che si studia l’astrobiologia. Mi auguro che nei prossimi anni la nostra comprensione in questo campo fiorirà".

Non costituisce un problema per la religione, se non siamo soli nell’Universo?

"Perché? Dopo tutto, possiamo credere negli angeli, cioè creature intelligenti in relazione con Dio. Se ci sono altre creature nell’Universo, fatte degli stessi elementi chimici, soggette alle stesse leggi della fisica, magari abbastanza intelligenti da porsi le stesse questioni sul significato della vita, che cosa li rende alieni? Sarebbero come nostri fratelli".

Quando punta gli occhi al cielo, lei ci vede la mano di Dio?

"Personalmente, quando mi diletto ad ammirare le stelle, sento un senso di gioia simile a quei rari, ma meravigliosi momenti in cui, in preghiera, avverto la presenza di Dio. Per me fare scienza è un modo di giocare con Dio. Così come mi piace lavorare con i meteoriti, sapendo che sto toccando pezzi di altri pianeti diversi dal mio, così mi piace lavorare con le teorie scientifiche, sapendo che sto toccando con mano una Mente diversa dalla mia".

La scienza, però, non ha bisogno di una forza soprannaturale, per essere spiegata.

"È un comune errore pensare che la scienza e la religione siano in contraddizione tra loro. La scienza non è un grande libro di fatti. La scienza è il processo di descrizione dei fatti, e la descrizione di oggi sarà superata domani. La scienza non è mai completa, non è mai perfetta, ma è il modo migliore che abbiamo per fare i conti con il funzionamento del mondo. E la fede? È anch’essa una fonte di conoscenza, si manifesta proprio perché ammetto di non sapere. La fede ha a che fare con il modo in cui affrontiamo le cose, con la speranza, con le scelte che facciamo ogni giorno, senza mai avere abbastanza elementi per esserne sicuri".

Che cosa le fa credere che Dio esiste?

"Ho sperimentato Dio, e tutto ciò che ho vissuto è diventato più ricco e chiaro alla luce della fede. Scientificamente non potrò mai dimostrare Dio, ma l’Universo che vedo è perfettamente coerente con la sua esistenza".

Qual è il suo parere sulla teoria anti-evoluzionista del Disegno Intelligente?

"Un conto è vedere la mano di Dio nella Creazione, un altro paio di maniche è pensare che Dio sia una forza, accanto ad altre, che determina il corso degli eventi. È un errore pensare che sia necessario l’intervento di Dio per produrre qualcosa che altrimenti non saremmo in grado di comprendere. Significa trasformare Dio in un dio della natura, non un Dio Soprannaturale qual è. Si tratta di una forma di paganesimo, non è Cristianesimo".

Il messaggio al TEDx che merita di essere diffuso?

"Il mio messaggio finale è darsi la libertà di sbagliare. In fondo il progresso scientifico si realizza per errori successivi. Bisogna imparare ad ammettere i propri sbagli, che sono inevitabili, e accettare quelli degli altri, sapendo che laddove siamo meno d’accordo, più abbiamo da imparare. E, infine, restare aperti al dialogo e all’ascolto. Scienza e religione non portano da nessuna parte, senza la devozione. E il fine è comune: la ricerca della verità".