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Human engineering: un antropologo ed una geologa riflettono ad alta voce

di Giorgio Fabretti (antropologo, Universita "La Sapienza") e Fedora Quattrocchi (geologa, Unìversità "Tor Vergata")

 

Questa è una riflessione dedicata agli scienziati ed ai tecnici aspiranti politici, i famigerati tecnici-politici da ben distinguere dai politici-politici (cfr. La non credibilità della politica condiziona lo sviluppo). I tecnici-politici sono talvolta vittime della burocrazia, e talvolta vittime dell'oggettivismo ottocentesco, che li ha istruiti nella falsa divisione tra scienze naturali ed umanistiche. Questa arcaica divisione è stata funzionale al "Divide et Impera" della borghesia nei confronti di tecnici e burocrati da lei influenzati.

Un'antropologo culturale potrebbe ipotizzare che le due Guerre Mondiali e la "Terza Guerra Mondiale", quella "polimorfa e finanziaria" in corso, che conta vittime come l'Ambiente e la Salute, siano in ultima analisi state causate dalla incapacità cognitiva della specie umana "di umanizzare eticamente" la potenza della tecnica da un lato, e di "oggettivare scientificamente" l'etica sociale dall'altro lato e contemporaneamente.
Cosi facendo, scienziati e politici sono rimasti divisi e reciprocamente impotenti, lasciando la strada aperta alle catastrofi belliche, che sono come i terremoti, utili soprattutto ai capitali della ricostruzione ed alle risatine dietro al telefono come accadde a L'Aquila, per poi magari fare di tutt'erba un fascio, nel colpevolizzare nella stessa maniera tecnici e politici.
È ovvio che, dopo quel primo grado di sentenza contro i tecnici, questi la scienza se la comunichino da soli; e non vi sarebbe più bisogno di intermediari, visto che molti cittadini hanno cominciato a bypassare i politici, consultando direttamente i tecnici.
Vetusta è la cultura idealistica italiana, e con tratti ottocenteschi. L'empirismo non si è radicato con percentuali britanniche, ma ormai nemmeno cinesi.  Tutti ritengono di saperre tutto, un base a principi etici e teorici assai schematici ed approssimativi e vetusti (cfr. La premiazione all'Accademia dei Lincei: antica, credibile ma anche vetusta).

Nelle catastrofi gli esseri umani hanno la consolazione di essere costretti ad associarsi e lavorare, migliorando lo spirito associativo ed il suo governo. Ma è un modo arcaico e sanguinoso di uscire dalle depressioni economiche. È stato il modo del '900. Ma con esso la specie umana ha sofferto e rischiato di estinguersi. Oggi è ancor più rischioso.
Una prova di queste arcaicità ed inefficienze è il fatto che le scienze e le tecniche materiali in generale sono avanzate, mentre le scienze neurali e fisiologiche umane sono appena iniziate, se non fosse per l'informatica, che però non riceve investimenti sufficienti per sviluppare l'Intelligenza Artificiale.
Internet appare più ottimizzato per sondaggi statistici, che per informare e semplificare, giacchè l'informazione è manipolata e la semplificazione è stata compensata da una ondata mai vista di nuovi adempimenti burocratici.

In generale non è incoraggiato l'adattamento della tecnologia materiale alla macchina umana. Questo si chiama "human engineering", ed è la grande carenza delle economie sviluppate di inizio millennio, tutte in crisi perché eccessive, fuori controllo, demotivate. Le nuove tecniche aggiungono produttività ma non utilità. Molte merci si vendono con difficoltà. Manca la domanda.

Le metropoli aumentano, assorbono oltre la metà della popolazione mondiale, ma sono ambienti sgradevoli, mal progettati, agglomerati casualmente, e spesso in mano alla criminalità organizzata, sicuramente insalubri, spesso "camere a gas" causate dall'inquinamento a cui nessuno pone veramente rimedio.
Il punto è che se un cittadino, stanco della città, volesse tornare alla campagna, si accorgerebbe che non esiste per lui energia a buon mercato per coltivare o rendere gradevole la terra. Lui associa energia pulita solo ed esclusivamente all'eolico ed al solare. La sua visione è tristemente limitata ed i suoi ragionamenti semplici, ma non si vuole qui discutere del miglior mixing energetico. Resta il fatto che non si è investito abbastanza nella ricerca per boiler portatili ad energia nucleare, che decentrino efficacemente l'energia domestica e agricola. Perche si associa sempre e solo la parola nucleare ai grandi impianti  ed agli armamenti e non a boiler casalinghi? La civiltà nucleare ha scoperto le bombe atomiche, ma non ha scoperto dei boiler ecologici per la produzione individuale. Certo non ci si riuscirà se la ricerca si blocca. Da ora in poi la vorremmo chiamare "energia pulita dalla materia".

La carenza tecnologica della ricerca sulla "energia dalla materia" civile, rispetto al "nucleare militare", già da sola, rende mostruosa l'intera civiltà di inizio millennio; va contro l'ambiente e la psicologia umana; ed è incredibile che tante risorse siano andate agli armamenti, ma non alla ricerca dell'energia decentrata e pulita, da materia, da idrocarburi, da sole, da vento che sia. Ora tutto si è' bloccato in attesa che le grandi compagnie petrolifere possano varcare i mari artici a causa dello scioglimento dei ghiacciai. Si inventa nuova burocrazia dei verdi, dei rossi, dei bianchi, dei certificati verdi-rossi e bianchi. Si tergiversa. Si inventano bandi Horizon 2020 monchi.
Solo una carbon tax da almeno 30€/tonn CO2, equidistante dalle filiere di produzione di energia salvarci forse dai cambiamenti climatici. Solo in Norvegia esiste una carbon tax: si elimina la CO2 rispedendola nel suo luogo naturale (il sottosuolo), lo stesso paese civile dove gli stipendi minimi e massimi non superano le 5 volte, e non è un paradiso fiscale come in Svizzera, dove invece lo stoccaggio geologico è bandito sul proprio territorio ma non è che non usano l'energia elettrica climalterante.

L'intera civiltà non sembra al giro di boa per diminuire l'inefficienza che deriva dall'attuale organizzazione troppo quantitativa del mercato. Il potere finanziario si è aggrappato alle quantità di pezzi venduti ed invenduti, al cibo mandato al macero, mentre il Pil, resta un criterio obsoleto di misura dell'economia. Lo iato tra Ambiente e Lavoro resta. I due ministeri dovrebbero fondersi; ed i sindacati dovrebbero difendere  di più i lavoratori precari e ostacolare di meno gli ingegneri. Il Ministero dello Sviluppo Economico a sua volta dovrebbe essere coordinato alla pari con il Ministero dell'Ambiente e del Lavoro. E tutti dovrebbero essere controllati dal Ministero della Sanità, con Comitati di Salute Pubblica dotati di poteri speciali ed informati sulle tecnologie.

Mentre l'ingegneria umanizzante è in ritardo, si continua a premiare le quantità di pezzi prodotti, indipendentemente dalla loro "sartorializzazione", su misura della macchina umana, la sola a poter aumentare utilità e profitti dai prodotti, come ci insegna la Apple, la Google, la Samsung, ecc. Anche nel campo della medicina si nasconde un potenziale ingegneristico sconosciuto, ma che è ormai una precondizione del progresso e della tecnologia. Altrimenti si regredirà di crisi in crisi, in una decrescita infelice.
La sopravvivenza di un arcaico quantitativismo produttivo, si fonda sul fatto che tecnologi di livello sono spesso impreparati nella conoscenza della macchina fisiologica umana soggettiva. Probabilmente molti tecnologi non riuscirebbero nemmeno a capire il senso di queste poche righe, e ciò perché si sono o sono stati ghettizzati in un pensiero oggettivistico otto-novecentesco che oggi non ha più senso. La grande sfida oggi è gestire il boom degli Ego scatenati nella loro superficiale volontà o pretesa di partecipazione. Non basta la statistica. Ci vogliono traduttori, che traducano linguaggi locali in informazioni gestibili, sincronizzabili, compatibili con la loro soddisfazione.

Molti ingegneri e tecnici sono atrofizzati in un oggettivismo neutralistico che non ha nulla dell'umanesimo scientifico necessario a migliorare l'Umanità. L'oggettivismo che prescinde dall'osservatori è scomparso in fisica teorica, ma continua a imperversare tra gli scienziati di altri campi. Esso appartiene piuttosto alla preistoria della cognizione. Oggi il pensiero parziale, debole, è un handicap, e purtroppo viene studiato scientificamente solo nei laboratori clinici delle cerebro lesioni traumatiche, da incidenti stradali. Il miglioramento cognitivo della gente non dovrebbe essere una questione solo politica, ma scientifica.

Il valore delle merci non dipende più solo da quantità e prezzi, o campagne marketing, ma dalla macchina cognitiva umana. Lo stesso può dirsi della efficienza amministrativa. I tempi fisiologici dell'apprendimento e dei riflessi individuali e sociali devono essere studiati da ingegneri consultati dagli investitori, da amministratori e da politici. Mentalità ingegneristiche in politica possono aiutare. Come c'è una quota "rosa", ci dovrebbe essere una quota di "ingegneri dell'umanizzazione" in politica.
Non si uscirà mai da una democrazia sempre piú finta e ghettizzante - il potere dei molti incolti sui pochi colti - se non si saprà formare una classe di tecnici intrisi di umanesimo scientifico al potere, capaci di capire l'etica prima, ed ingegnerizzarla socialmente poi.
A prescindere dalla violazione dei diritti umani, uno dei segreti del boom economico cinese è l'ingegneria al potere. Uno dei più grandi rischi del boom cinese, è che quegli ingegneri non siano eticamente preparati e cadano nella trappola del nazionalismo, cioè della guerra vecchio stile. Sarebbe un arretramento catastrofico della civiltà globale.

La missione migliorista è dunque chiara. Non è utopica. È la tecnologia della soggettività chiamata "human engineering". È antropologia tecnologica. È umanesimo scientifico. Se gli scienziati non divengono tutti un po' antropologi, mancheranno il loro obiettivo fondamentale: adattare la tecnologia all'uomo, come l'uomo deve adattarsi all'ambiente.
Il compito tecnologico e tecnocratico deve essere un complemento ed una continuazione del compito biologico della specie umana, iscritto nel programma del DNA, che è il primo 'testo scientifico' che i nuovi tecnologi etici debbono studiare e consultare.

Oggi quasi tutti i mezzi meccanici di consumo appaiono superflui esoscheletri di insetti mostruosi che ci inquinano. Troppo spesso sono ridotti a rottami ferrosi che ci feriscono e gassificano come ad Auschwitz. Basti pensare che il riciclo forzato dell'aria in tutti i mezzi di trasporto, non filtra i batteri, e trasforma aerei, bus e navi, in diffuse camere a gas per diffondere ogni tipo di infezioni. È ormai difficile muoversi senza prendersi almeno una bronchite, e, da vecchi, morirci. Questo aspetto da solo, così particolare, dà la misura dell'arretratezza tecnologica della nostra civiltà, indifesa contro la rudimentalità di capitali e la arretratezza delle tecnologie, troppo spesso sacrificate alla produzione di massa e alle economie di scala: è una miopia culturale, una mancanza di lungimiranza dagli effetti molto concreti, spesso nascosti dai media influenzati dai potentati conservatori.

Per i tecnici ingenui, che vorremmo rieducare, "la realtà è quella che è", ma invece è necessario  dovervi includere la macchina del DNA e della cognitività umana.
Qualunque sperimentatore nella fisica delle particelle, ha studiato la lezione del fisico John Archibald Wheeler, allievo di Einstein, e grande tecnologo americano, che non si stancava di predicare che la realtà tecnica non può prescindere dall'osservatore, che letteralmente le dà forma, misura e manipolabilità.
Che politica di progresso può organizzare oggi un ingegnere in politica, se non capisce le gabbie cognitive in cui opera ed operano i soggetti destinatari dei suoi provvedimenti?
Con tale sprovvedutezza, ancora diffusa, non meraviglia che l'umanità abbia visto affermarsi genie di dittatori illusi, che hanno portato i loro popoli alla rovina, con la puerile convinzione che le teste si cambino a forza e non con l'ingegneria.
La lista è senza fine: Lenin, Mussolini, Hitler, Stalin, Mao, Kim Il Sung, Hochiminh, Pol Pot, Idi Amin, Saddam Hussein, per limitarci a simbolici 10. Ma chi vuol intendere intenda.

Non si tratta di essere presuntuosi accusatori degli altri. Facciamo tutti autocritica per una vera evoluzione culturale. L'arcaicità cognitiva di cui parliamo è ancora dentro tutti noi. È uno stadio di transizione della inciviltà, che dobbiamo tutti superare, proprio aprendoci a capire cosa sia la tecnologia della soggettività, ben oltre la retorica, l'imbonimento mediatico subliminale, che sono le tecniche arcaiche che ancora oggi prevalgono e inquinano la politica corrente e la rendono inefficace. La tecnologia della soggettività è quella che si mette a disposizione della persona, dell'individuo, come hanno fatto gli smartphone. Deve estendersi all'energia, all'architettura, all'amministrazione, alla medicina. Non si tratta solo di incoraggiare un 'fai da te' a tutti i livelli, ridurre lo Stato gestore corrotto e sprecone, e spostare le risorse pubbliche verso le infrastrutture comuni e necessarie. Si tratta anche di una crescita culturale collettiva, che tecnicamente può solo essere "collettiva". Questo è il senso residuale di parole come Socialismo, Comunismo, Distributismo, e altri "ismi".

Courtesy from http://questgarden.com/121/63/4/110315074605/

Lo human engineering presuppone una conoscenza delle "misure umane", come nell'umanesimo leonardesco dell'Uomo Vitruviano. Un Nuovo Rinascimento presuppone una Storia Scientifica, che applichi l'osservazione scientifica alla Storia Umanistica.
Il Soggetto è un Oggetto. E per quanto sia schematica questa osservazione, la massa degli scienziati non la ha ancora compresa e ancor meno praticata.
Se un tecnologo non capisce le parole del linguaggio ordinario, e se non capisce come anch'esso sia matematicamente formalizzabile e traducibile, come può tradurre le mille espressioni di bisogno in congegni tecnici efficienti, che liberano il tempo?
Se un tecnologo non conosce i tempi di reazione fisiologici, come può organizzare sistemi di comunicazione complessi, dove la ricchezza e le opportunità dipendono dalla sincronia delle tante agende libere o liberate?
Bisogna studiare l'ingegneria del DNA, per capire quali sono i limiti che impone la natura, prima ancora di studiare le classi sociali o divenire sindacalisti.
Gli architetti ed i geologi si occupano di isole funzionali e consumo del territorio e del sottosuolo, senza domandarsi come è fatta la macchina umana e se possa subire tante forzature? Chi parla di architettura biologica alla portata di tutti e non solo dei boy scout?

Nella fase attuale la civiltà appare talvolta galleggiare come i rifiuti in una chiazza ondeggiante e sfilacciata su un oceano di ignoranza tecnologica, non più giustificabile per i suoi ritardi. Quello che manca è l'applicazione dei mezzi ai fini. Entrambi ancora troppo scollegati: il più urgente è quello dei cambiamenti climatici, ma non vissuto con le etichette semplici delle rinnovabili e della efficienza energetica (vale a dire la piccola industria edile di punta). Secondo la geologa la realtà è ben più complessa (es.: Il volto futuro delle smart grids)
Tutto questo lungo  ragionamento è ovvia premessa ad un invito a scienziati e tecnologi ad impegnarsi a migliorare la politica, forse proprio entrando in politica per qualche tempo della loro vita.
Serve un nuovo Galileo per spiegare agli scienziati che il "common sense" risponde a leggi empiriche che non possono non conoscere se, come è, la tecnologia è destinata all'uomo.
L'inclusione del soggetto nella scienza e della scienza nel soggetto è la missione cognitiva della civiltà attuale. Senza di essa non si può progredire oltre il punto oggi raggiunto. E forse nemmeno manutenerlo.
Questo suggerimento è una via materiale al progresso. Nessuno spirito  ne può prescindere. Le vere anime si uniranno in questo, come vuole Marina Cvetavea.

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