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Se un convegno commemorativo del terremoto di Avezzano del 2015 si aprisse a tutte le discipline sismologiche e sismogeochimiche (parte prima)

Premetto che scrivo a titolo strettamente personale.

Prima di decedere a causa di una lunga malattia, quello che fu il vice-Presidente dell’INGV (Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia), il Prof. Renato Funiciello, mi regalò – con dedica – un libro del 1978 di argomento “sismologico non convenzionale”, dal titolo “I Profeti del Terremoto”, che ha la seguente prefazione: “… Alle persone senza nome, titoli ed ambizioni professionali, che con le loro osservazioni della natura contribuirono al processo della Scienza…”. Mi chiese di portare avanti questa ricerca. Io ho molto rispetto per le persone che mi han guidato nella ricerca e ci metto anche Enzo Boschi. Seguirei anche qualcun altro, ma certo consigli non me ne arrivano di rilevanti ora.

Questo libro ha ispirato parte della mia vita ed il questionario a mia firma principale – a titolo personale - che il comune di Bagni di Lucca ha messo in rete web dal titolo “La Terra ti parla impara ad ascoltarla” è ispirato dallo studio riportato da quel libro del 1978 e mie ricerche successive.

Non ammetto attenuanti per coloro che affermano che “la previsione dei terremoti non è possibile” (cosa ovvia e nota, quanto sacrosanta nell’attuale stato dell’arte) rispetto ad affermare - più correttamente ed intelligentemente: “la previsione dei terremoti non è ANCORA possibile”. Affermare la prima frase potrebbe giustamente portare il cittadino a dire – anche dal punto di vista politico e regolatorio – “a che serve un grande ente che si occupi di terremoti, se non li potrà MAI prevedere i terremoti?” Dubbio legittimo per un cittadino in un Paese oramai senza fondi pubblici, perché depredati in vario modo da certa classe dirigente “auto-referenziata”, mentre il dubbio al medesimo cittadino non può venire se si lascia una possibilità aperta, ai ricercatori, usando la parola “ANCORA”. Questo è un tipico caso in cui affermare una parola in meno può far chiudere settori consistenti di enti di ricerca, così auto-definitisi “poco utili” se omettono quella parola, qualora non vi siano grandi e portentosi obiettivi scientifici: capire cosa succede POCO prima di un forte terremoto è e sarà sempre un grande obiettivo di ricerca. So a questo punto di parlare a titolo personale, ma poco male, ormai siam tutti a titolo personale noi ricercatori, dopo certi processi sommari per fortuna risolti con assoluzione almeno di noi di INGV e per sempre.

Vado subito al sodo: nel 1990 ebbi modo ad Avezzano di avere in mano un disco registrato – in uno dei primi convegni nazionali che frequentavo allora come borsista ING (Istituto Nazionale di Geofisica), appositamente per studiare quelli che allora nello Statuto ING erano definiti “precursori geochimici”.  Essi ora non son citati da nessuno statuto di enti scientifici italiani. Io nel corso degli anni spiegai come mai era meglio parlare di “transienti sismogeochimici associati ai terremoti” piuttosto che di “precursori” perché questo portava i ricercatori ad una tendenza di studiare “i segnali registrati”, piuttosto che di studiare e capire prima i fenomeni ed i processi da cui poi dipendessero i segnali registrati stessi (es. la sorgente sismica, la relazione faglie-fratture-fluidi, etc… come da progetto europeo di cui fui responsabile nel 1998 per INGV).

Quel vecchio disco registrato – che da qualche parte tengo conservato - riportava la voce di una signora ultraottantenne di Avezzano che raccontava che nel 1915 si era salvata grazie all’avviso che le dettero i suoi animali poco prima del terremoto: il nonno della signora – vissuto a questo punto due secoli fa -  le aveva detto che qualora certi animali avessero avuto un particolare comportamento, si doveva uscire di casa. Scienza? Fantascienza? Scienza secondo Helmot Tributsch fisico in vita durante il terremoto del Friuli del 1976 ed autore del libro suddetto. Poi – a fagiolo – siccome ora mi occupo di sottosuolo produttivo – spesso nelle aree geotermiche e con gas/olio nel sottosuolo, certi segnali, processi ed evidenze son ancora più interessanti da capire e studiare insieme ai cittadini, ben gioiosi di partecipare alle ricerche, senza velleità di protagonismo “previsionale”, come certi soggetti che girano.

Certo “scienza” non riconosciuta, la definirei, visto che non se ne trova cenno nel Convegno a Pescina i giorni 15 e 16 gennaio 2015, che rievoca – 100 anni dopo -  il terremoto di Avezzano del 1915 e titolato infatti “Cento anni dal terremoto, il percorso di cultura sismica”. Il convegno era fondamentalmente incentrato:

  1. sulla edilizia antisismica – sacrosanta quanto NON materia troppo affine ai geologi e geofisici, ma affine ad ingegneri di edilizia anti-sismica (quindi in teoria l’INGV dovrebbe avere una prevalenza di ingegneri del genere paradossalmente, a giudicare dal numero di interventi al convegno sulla materia!)
  2. sulla sismologia/tettonica probabilistica di medio-lungo termine (mesi/anni/millenni) che certo non aiuta i sindaci in zone sismogenetiche interessate da sequenze sismiche in corso, i quali notoriamente sanno GIA’ che la loro zona è sismica – dal 2003 o anche da prima -  o che devon costruire le case in modo antisismico e voglion sapere ben altre cose in quei frangenti.

In particolare le autorità locali voglion sapere cosa fare NELLE PROSSIME ORE-GIORNI…. durante una sequenza sismica iniziata. In questo caso certo la sismologia probabilistica – evoluta soprattutto per dar man forte alle assicurazioni del rischio, ora fortemente orientate ad auto-referenziarsi come obbligatorie (si tratterebbe certo allora di una tassa privata imposta ai cittadini e produttori del sottosuolo!) - non serve in quei frangenti quasi a nulla con i suoi numeri e cifre.

Servirebbe invece una rete di osservazioni multidisciplinari costruite da enti di ricerca super-partes – vale a dire senza conflitti di interessi pubblico-privati. Al momento, sullo studio dei transienti a breve termine associati ai forti terremoti in aree sismiche, non vi è nulla di tutto questo. Non vi sono di fatto reti multi-parametriche in aree sismiche e mi pare che una delle ultime, ora dismessa, fu quella del mio gruppo di ricerca dal 2000 in poi, in zona Piemonte, in cui vi fu un braccio di ferro, ricordo, sulla differenza tra “stazioni di ricerca” e “stazioni di sorveglianza”.  Pur di mandare avanti – qualcuno – delle reti commerciali, certo non gradite ai committenti se preparati scientificamente a sufficienza, in breve tempo tutto andò a decadere e delle nostre stazioni “di ricerca” ne rimasero in vita solo tre “eroiche”, come ben tre “eroiche” son rimaste in zona Etna ed una “eroica” in Grecia. Eroi del nostro tempo direi… in cui la tendenza a commercializzare ed a ritagliare una fettuccia per sè medesimi è dilagante!

In generale tra l’altro vi è una certa tendenza di gran parte della ricerca italiana in scienze della terra, dedita al “monitoraggio” di questo aspetto della sismo-tettonica, a svolgere consorzi società pubbliche compartecipate (dentro cui il reclutamento però segue regole private), consorzi pubblico-privati, spin-off di monitoraggio (ma non erano nati SOLO per far decollare brevetti industriali in pochi mesi/anni ?) e quanto altro di “commerciale. Tali entità ibride stazionano come avvoltoi nel mercato  della ricerca pubblica con introiti privati per decenni senza che la legge sia ancora cambiata: quel che è pubblico è pubblico e super-partes e quel che è privato è privato, con i suoi legittimi ma chiari interessi.

In queste situazioni magari si predilige e si è prediletta fin dal 1991 la ditta con dentro qualche familiare, per costruire centraline che non han mai funzionato o dato pubblicazioni scientifiche in vari enti di ricerca, soprattutto nel sud-Italia. Altre volte si è preferito replicare n. volte pezzi brevettati da un dipendente pubblico di ricerca, pur di venderli ed averne un lucro privato o cose del genere e magari senza ringraziare le strutture pubbliche dove creati i brevetti. Tutto documentato ed a disposizione volendo! La cosa drammatica è che tutto questo sistema è ancora in piedi ed è divenuto praticamente impossibile fare ricerca su questo argomento in modo tranquillo, “pubblico” e cooperativo, se non si è messa già su una propria ditta privata o di consulting, o di geo-monitoraggi pubblico-privati. Addirittura certi dirigenti di ricerca pubblici ti “intimano” per iscritto a preferire la “cosa privata” rispetto alla “cosa pubblica”. Ovvio che i casi specifici saranno dettagliati in un bel libro che sto scrivendo dal titolo “La casta debole tra terremoti, vulcani ed ambiente” e tutti gli episodi saranno ben circostanziati e divertenti, visto che la galera qualcuno l’ha sfiorata, ma forse non la vedrà mai nessuno.  Sicuramente non dormono tranquilli e la loro credibilità ora è nulla.

In generale la corruzione ha devastato questo Paese e per fortuna vi sono nuovi mezzi interessanti –che non sono del Potere Legislativo  - ormai spesso auto-referenziato e neanche di quello Esecutivo – listato dai medesimi di cui sopra con poche eccezioni -  e l’unico che rimane in certi casi è il Potere Giudiziario, ora attivabile rapidamente con un semplice Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.. Posso salvare solo i pentiti o quelli che avevano obiettivi grandi e non si sono accorti sufficientemente delle piccolezze umane, ma per il resto… Addirittura, al giorno d’oggi, se una ditta esperta in chiusura mineraria di pozzi profondi metaniferi, convenzionata da decenni con il MISE, decreta per iscritto e con tanto di relazione con timbro, che un pozzo è da monitorare perché è andato in eruzione a causa di una sovra-pressione di fluidi – lo dichiara la ditta esperta intendo – trovi magari dei ricercatori venditori di strumenti di monitoraggio che ti accusano scrivendo a Senatori della Repubblica che tu ricercatore onesto e super-partes  – non la ditta – dovevi invece parlare di semplice  “rottura di un tubo”. In questo contesto di geoetica totalmente mancante  – al limite della querela, sempre esponibile qualora la situazioni degeneri ulteriormente  - certi ricercatori onesti e corretti semplicemente desistono dal buttarsi in una mischia del genere e preferiscono raccontarlo su un libro e prendere in mano la situazione in maniera più elegante o passare dalla parte del referatore di progetti, per conto del MIUR.

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