La potenza della Madre Terra fra scienza, sicurezza, timori ed inadempienze

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Ogni qualvolta accade, assistiamo attoniti, quasi smarriti, alla potenza che Gaia, la Madre Terra, può sprigionare in eventi tremendi come il terremoto avvenuto in Giappone, con successivo tsunami di impressionante devastazione.

Durante un sisma che trova epicentro in mare, l’acqua si muove dal fondale alla superficie e poi verso costa, a differenza di quando si ha una tempesta, in cui solo la parte superiore dello specchio d'acqua è in movimento. Un'onda di 10 m provocata da un maremoto è altro rispetto a quella di uno tsunami, che viaggia a 700 km/h e la sua lunghezza supera i 100 km.

C'è da dire che la ristretta massa d'acqua del nostro Mediterraneo (a confronto con quella dell'Oceano Pacifico) porterebbe ad un "evento maremoto" diverso da quello accaduto in Giappone a Fukushima, ad esempio. Attenzione, però, perchè un maremoto può essere provocato non solo da un terremoto, bensì anche da una frana sottomarina o da un’eruzione vulcanica. Perchè questa precisazione? Semplicemente per il fatto che, nel Sud Tirreno, prospiciente ad una zona costiera densamente popolata, è presente una faglia attiva in mare, una serie di isole di origine vulcanica (Eolie) e un vulcano sottomarino come il Marsili.
La storia ci indica come, nel 1908, anche sulle coste del reggino e del messinese si abbatté un maremoto con onde dai 6 ai 12 metri, con picchi addirittura di 13 metri a Pellaro di Reggio Calabria. D'altro canto, la conformazione del territorio, con le colline preaspromontane a picco sulla costa, porterebbe ad un impatto molto diverso di un maremoto, rispetto ad una conformazione molto pianeggiante come quella delle zone attorno a Fukushima (per continuare con l'esempio precedentemente considerato). Riprendendo il discorso storico del 1908, allora il maremoto fece molte vittime perchè la gente cercò riparo sulla costa, individuata come luogo aperto ed immune dai crolli degli edifici. Quella gente ignorava che l'accadimento di un terremoto di intensità 7.2 Richter avrebbe generato un maremoto, e quindi si ammassò sulle spiagge, anche perchè non aveva "memoria storica" degli accadimenti sismici passati.

È indubbio che il Sud Italia presenti un siffatto pericolo: un maremoto capace di generare onde da 10 m colpirebbe, in zona costiera,  tutta l'area che va da 0 ai 5-8 m s.l.m. L'orogenesi di molte parti costiere della nostra Penisola, con colline a picco sul mare, permetterebbe di giungere rapidamente ad una “quota di sicurezza” maggiore di 10 m, ma servono percorsi sicuri, sapere dove andare e come andare. Nel caso di evento tellurico del sesto-settimo grado Richter, però, va anche tenuta in considerazione la risposta dei nostri complessi collinari, soprattutto qualora l'epicentro fosse a distanza minore di 30 km.

Fuor di ogni qualunquismo e demagogia, l'edilizia ha, dal 1908 ad oggi, fatto passi da gigante e i materiali da costruzione permettono oggi di avere edifici più solidi e più flessibili di quelli di inizio secolo. Da questo punto di vista anche la normativa è stata adeguata. Tutto questo dà maggior fiducia nella sicurezza delle nostre strutture civili, a patto che, però, ci si attenga a costumi di “buonsenso edile”.

Detto tutto ciò, appare quindi chiaro che all'occorrenza di siffatti fenomeni, un elemento chiave è dato alla gestione dell'evento stesso. Anche sulla scorta di quanto precedentemente scritto, dal punto di vista della gestione di un evento sismico, molta importanza assumono sia la "conoscenza storica" che il grado di preparazione di enti (Protezione Civile, Croce Rossa, associazioni di volontariato per la raccolta e la donazione del sangue, etc...) e popolazione.

Come in ogni gestione del rischio, le prime ore sono fondamentali (L'Aquila docet). La gestione dell'evento assume ancora maggiore importanza allorchè ci si trovi in un territorio affetto da “edilizia allegra” o in cui la manutenzione dei medesimi, soprattutto nel caso di edifici ad uso pubblico, è privata di fondi a vantaggio di altri capitoli di spesa probabilmente considerati più importanti rispetto alla sicurezza delle persone. In questo quadro, il Centro Operativo Comunale (COC) e il Centro Operativo Misto (COM) di Protezione Civile assumono un ruolo decisivo.

Pasteur amava affermare che la fortuna aiuta le menti preparate. Nel nostro territorio, la preparazione è garantita dall'esistenza e dalla conoscenza di un piano comunale di emergenza. Individuazione di punti di raccolta, pianificazione di percorsi di fuga, indicazione di quali mezzi usare per mettersi al riparo (non utilizzare le auto, ad esempio) e di cosa portare con sè, gestione del primo intervento, tutte queste ed altre cose sono molto importanti e non possono e non devono essere lasciate al caso o all'intraprendenza dei singoli, vanno messe insieme, codificate (nel senso di scriverle specificamente in un codice di primo intervento), comunicate alla popolazione e da questa apprese. Quest'ultima azione può essere condotta solo tramite adeguate esercitazioni: della popolazione, nelle scuole, dei mezzi e delle strutture di primo intervento, etc...