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Da Google 60 milioni ai media francesi: sarà vero?

Ho letto su Internet, da diverse fonti, dell'accordo fra Google ed il governo francese in merito i contenuti dei media. Mi sono subito incuriosito, anche perchè i titolono sparati dai media italiani erano davvero caratteristici; un esempio "Google accetta di pagare gli editori per i contenuti".

Strano, mi sono detto, che un'azienda come BigG, che conosce benissimo il mercato dei media, anzi così tanto bene che lo sa anticipare al meglio (altro che Casaleggio), si metta a fare beneficenza pagando i "contenuti" di altre aziende private del settore dei Media, spesso quotate in borsa e quindi dirette concorrenti, nonchè gli editori. Sono andato, allora, a spulciarmi il Web, ricercando una qualche fonte ufficiale e meno trionfalistica, anche perchè, grazie a Twitter, sembrava non fossi l'unico a pensarla così (per citare un cinguettio di Gianni Riotta «Quel che non mi pare sia chiaro sul (buon) accordo tra #Google e i giornali francesi è che #Google ha stravinto e i giornali si sono arresi»).

Fonte: Il Messaggero

Mi sono andato, allora, a ricercare informazioni ufficiali, ritrovando una nota rilasciata direttamente dall'Executive Chairman di Mountain View, Eric Schmidt:

Today I announced with President Hollande of France two new initiatives to help stimulate innovation and increase revenues for French publishers. First, Google has agreed to create a €60 million Digital Publishing Innovation Fund to help support transformative digital publishing initiatives for French readers. Second, Google will deepen our partnership with French publishers to help increase their online revenues using our advertising technology.

Come è chiaro per chi conosce un minimo di inglese, il protocollo d'intesa stilato fra Google e la Presidenza francese prevede:

  1. l'utilizzo di tecnologie proprietarie – quali AdSense e il gestionale per la pianificazione pubblicitaria di proprietà di BigG (DFP) – al fine di incrementare le reveneues pubblicitarie dei giornali;

  2. un fondo di 60 milioni di euro per sostenere “iniziative editoriali innovative”.

Traduco in breve: Google non sta “pagando i contenuti” ma sta portando sempre di più i media d'oltralpe sotto il suo ombrello protettivo, operando all'interno del quadro normativo UE senza violare le normative sulla sulla concorrenza poiché l'investimento non è rivolto ai soli media cartacei.
In cambio di pochi spiccioli – 60 milioni di euro in 5 anni – l'azienda di Mountain View ottiene una maggiore adesione dei giornali francesi all'utilizzo di AdSense, la pubblicità veicolata da Google stessa. Il programma AdSense decide, tramite algoritmi di prorietà Google (e non dell'editore che ospita il banner), quali campagne affiggere sui siti Web; in più, solo il 62% del reale investimento rimane all'editore, mentre il restante è trattenuto nelle casse dell'azienda americana.
Inoltre i sessanta milioni di euro non sono un finanziamento a pioggia ma versati nel fondo statale destinato a tutte le aziende editoriali, quindi non solo ai giornali cartacei ma a tutti gli attori editoriali (ivi compresi quelli che hanno investito solo sul digitale) che proporranno progetti innovativi.

Quindi, al contrario dell'interpretazione italiana, nessun finanziamento “mordi e fuggi” all'editoria classica, nessun sussidio assistenziale per aziende in crisi. Bisognerebbe che gli editori nostrani si abituassero a ciò ed utilizzassero la legge sull'editoria come uno strumento che garantisce pluralismo e non per incassare gli utili e scaricare sulla pubblica utilità i debiti.

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