Il monologo del pensiero libero

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Statua del Pater familias in St. Cuthbert's Parish Church, Edimburgo

Bonus pater familias rem familiarem diligentia servabit“. Ecco fatto! Mi è impazzito il pensiero libero.
E perché mai? Scusa, parli in latino, di solito ragioniamo in italiano, al massimo “dialettiamo”, ma questo latinismo ora, che significa?
Sono un pensiero libero? Bene e allora penso come voglio. Oggi mi va il latino.
Bene, vediamo dove vai a parare oggi.

Comincia cosi, il week end ormai è suo e sempre là batte, come la lingua sul dente che duole, e comincia a sciorinare un ragionamento astruso, lo sto a sentire.

Le mani cominciano, si muovono sulla tastiera… O Dio, sono schiavo di un pensiero libero, sarà nocivo?

Monologo del pensiero libero

Fiaccamente sto seguendo questa sonnolenta campagna elettorale, ed è dura per me ammetterlo, dato che fin da piccolo sono stato affascinato del dibattito politico.

In sintesi, nessuna scintilla che riaccenda la voglia, la passione (sbrigativo sto libero pensiero, ma forse ha ragione lui!).

Guardi lo svilente siparietto dalle mille idee (idee, quale grossa parola!) e aspetti nella speranza di uno, dico, uno che dica una cosa sensata e fattibile (tutte e due figlie dell’impossibile, sembra). Basterebbe anche un semplice 2 più 2 fa 4, non chiediamo miracoli, visti i tempi.
Ma niente, solo vacue parole. Mi fermo e faccio passare davanti a me i volti più visti.

Monti: è dunque la competenza del tecnico, sicuramente degna persona, ma sembra mancare l’anima del bonus pater familias.

Bersani: è lo zio buono, ti da l’aria di uno che vorrebbe ma non può, non sembra possedere il carisma del bonus pater.

Berlusconi: mi ricorda quegli zii sgangherati che ci sono in alcune famiglie, compiono un disastro dietro l’altro, ma ti dicono sempre che sono la soluzione per tutti i mali e tu fino a 12 anni li vedi quasi come degli eroi, dopo però ti arriva il senno e bonariamente li consideri per ciò che sono, dei buontemponi, a dirla buona (ma sono buono oggi) da lasciar perdere! (non fosse che qui si parla di governare una nazione). Sicuramente ha bisogno di un bonus pater che si occupi di lui.

Grillo: sbraita, dice cose che potrebbero anche avere un senso e che hanno presa sullo sfinimento della gente. Ma quel che non si capisce è: cosa ci sia oltre lo sbraitare. Niente, neanche lui è un bonus pater.

E via cosi con i vari Ingroia, Giannino… fratelli… cugini di Italia .

E allora! Allora tra “italie giuste”, “scelte civiche”, “rivoluzioni civili” e “cinquine di stelle” a me non rimane che rammentare ancora: “Bonus pater familias rem familiarem diligentia servabit“. Basterebbe questo, aver diligente cura delle cose, avere a cuore il bene comune e non l’affermazione della propria idea.

Capire che un diverso modo di concepire la soluzione non è un dramma, ma parte della normale dialettica, che la gente in fondo questo cerca: capire chi e come intende gestire la res pubblica, non promesse irrealizzabili e castelli in aria.

Vorremmo (qui i pensieri si fan tanti) un “bonus pater” che non sia inteso come l’uomo della provvidenza, ma metafora di un’ “idea” su cui fondare ogni iniziativa, perché la gente è stanca di parole e, come dissi in altra sede, ormai sembra svendere il suo consenso più per stanchezza che per convinzione.

Qui finalmente il pensiero (fin troppo) libero chiude il suo monologo.

A me non resta altro da scrivere, se non che stiamo vivendo “una campagna elettorale in cui se ne dicono di tutti i colori sullo sfondo di un Paese sempre più grigio”, in conseguenza della quale propongo “un condono tombale per tutte le sciocchezze e le inutilità che sono state dette” (per dirla alla De Bortoli) nella speranza che qualcosa di buono venga fuori… e con il timore che si ritorni a votare presto!.

Alla prossima, sperando di scrivere d’altro